“Buongiorno! È qui
che posso iscrivere mio figlio al corso di programmazione per bambini?”
“Ehm...
veramente... le iscrizioni sono chiuse... dovevano essere fatte nei giorni
scorsi”
“No, non me lo
dica. Arrivo da Modena, ci siamo svegliati alle sei stamattina per essere qui
in tempo e partecipare... Abbiamo anche portato il pc!”
“Veramente... e va
bene, venite, un posto ve lo troviamo”
Il dialogo è
immaginato, la situazione reale. Al quinto incontro del Coder Dojo Milano di sabato 1° giugno
c’era anche chi arrivava da lontano, chi non sapeva della preiscrizione e dei
posti limitati, chi ha fatto il sacrificio di alzarsi all’alba di sabato
mattina per accompagnare il proprio figlio a “scuola di programmazione”. Il risultato
è che l’Auditorium del Museo
di Storia Naturale di via Palestro, che per l’occasione è stato messo a
disposizione del gruppo nell’ambito del Wired
Next Fest, straripava di bambini e genitori. E naturalmente di mentor, vale
a dire gli “insegnanti” di questa particolarissima scuola di computer.
Dal primo
incontro di febbraio il numero dei bambini è praticamente quadruplicato e
quello dei mentor è andato di pari passo, guadagnando anche diverse figure
femminili, a dimostrazione del fatto che la programmazione non è prerogativa
esclusivamente maschile. Tra gli ultimi acquisti della squadra, per esempio,
c’è Giulia, 36 anni nascosti dietro
un’aria da folletto e l’aspetto di una ragazzina, che di professione fa
l’illustratrice per diverse pubblicazioni destinate all’infanzia e che quando
ha letto dell’iniziativa su Repubblica.it
ha voluto assolutamente partecipare. Regalando, oltretutto, molto del suo
talento con disegni e illustrazioni creati proprio per essere animati dai
bambini in Scratch. Animali presenti nei
diorami del Museo di Storia Naturale (e, se non l’avete mai visto, andateci
perché merita) diventati per l’occasione colorati e fumettosi protagonisti
della mattinata di sabato.
Se lo aspettavano
Angelo Sala, Barbara Alaimo, Giordano Scalzo, Marco Faedo e Vittorio Scibetta, i promotori dell’iniziativa (lo
ricordo, completamente gratuita), che avrebbe avuto questo successo?
«Non avevamo dubbi»,
risponde Vittorio. «Io personalmente chiusi il primo incontro dicendo che
avevamo scatenato una piccola scintilla, ma che ci aspettavamo che divampasse
un incedio. Sta succedendo, e le richieste di partecipazione, sia come numero
di bambini, che come persone che vogliono contribuire sono sempre di più».
Sebbene ai mentor non venga in tasca nulla, almeno dal punto di vista economico. «Ma
il cuore si riempie di gioia», continua. «Posso garantire che
l'esperienza è impagabile. Nel primo incontro di febbraio, uno dei bambini
partecipanti che stavo seguendo, a un certo punto, con quella spontaneità
meravigliosa che hanno i bambini, nel vedere l'animazione di un gatto che
ballava e cambiava colore, lanciò un urlo di contentezza. Per me è stato come
la madeleine per Proust, o come la ratatouille per Ego:
mi ha riportato all'entusiasmo dell'infanzia, dei primi programmi con il
computer e dell'emozione delle prime cose che si riesce a fare funzionare. Spesso,
nel lavoro quotidiano, questa emozione viene spenta dalla contingenza. Al
CoderDojo la passione si riaccende, e questo vale sia per i grandi che per i
piccini».
La passione è il
segreto del successo di CoderDojo, al pari della formula con cui
vengono impostate le lezioni, un modello collaborativo completamente differente
da quello che tutti, bambini compresi, abbiamo imparato a scuola. «Non
ci sono lezioni frontali in cui c'è una sorgente di informazione attiva, il
docente, da una parte e ricettori passivi dall'altra», spiega Vittorio. «Tutti
sono coinvolti attivamente in un continuo scambio reciproco. Basta partecipare
a un incontro del CoderDojo, anche solo come visitatore, per capire di cosa
parlo e per percepire l'energia che circola. Questo è il motivo per cui
abbiamo deciso di usare anche un linguaggio differente, che non richiamasse
quello tradizionale della scuola. Vedi per esempio l'uso della parola “mentor”,
a rimarcare che i bambini hanno a disposizione persone con le competenze
necessarie per supportarli nei progetti che vogliono realizzare, ma senza
giudicarli». Tanto che i bambini più esperti, quelli che hanno partecipato a
più incontri, nel CoderDojo di sabato hanno potuto mettersi alla prova aiutando
i neofiti a usare Scratch e ricoprendo il ruolo di mini-mentor. Divertimento
assicurato come testimoniano, anche se solo parzialmente, le foto e il video
(sigh, senza audio, non ho capito perché) che seguono. Enjoy!
Animando la tigre con i denti a sciabola |
Mentor... |
... e mini-mentor |
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