lunedì 15 dicembre 2014

5 luoghi comuni da sfatare (o anche no) sulla perfida Albione



Tra le cose che più mi infastidiscono ci sono le frasi che iniziano con: “Ah, gli Italiani, come sono *luogo comune a caso*”, specialmente se pronunciate da gente che in Italia, se tutto va bene, ci è stata solo in vacanza a fare il classico pellegrinaggio Venezia, Roma, Firenze o a svernare in riviera romagnola. L’immaginario collettivo che all’estero hanno dell’Italia del resto è affascinante, a tratti agghiacciante, qualche volta patetico. Se si riesce a prenderla con filosofia, l’Italia raccontata dagli Inglesi è persino divertente.

Il fatto è che, dopo più di un anno che vivo qui, ho iniziato a provare allergia anche per il fenomeno opposto. Perché, diciamoci la verità, non è che noi siamo proprio il popolo più aperto e senza pregiudizi del mondo, neh! E anche io quando mi sono trasferita qua sono partita con un pò di idee preconcette che piano piano sto rivedendo. Ed ecco quindi 5 luoghi comuni su regno e sudditi di Sua Maestà se non da sfatare, quantomeno da ridimensionare.

In Inghilterra piove sempre



Falso. Io do la colpa a Mary Poppins se tutti sono convinti che in Inghilterra piova un giorno sì e l'altro pure. Mi rendo conto che per tutto il film li vedi andare n giro con sto cavolo di ombrello nero e che addirittura uno dei soci della banca grida a mezza voce “No, quello no!”, quando nella scena del licenziamento rompono l’ombrello di Mr Banks. Però , ecco, la conclusione logica NON è “in Inghilterra piove sempre”. Pensateci. A parte ombrelli in mano a chiunque, compreso il cane John, quante volte piove in Mary Poppins? Una sola, perdiana!

Più che piovoso, il tempo qui è imprevedibile. Posso uscire di casa con il cielo azzurro e rosa, il sole che spunta e l’aria limpida, rientrare la sera con vento, pioggia e bufera e la mattina dopo trovare di nuovo il sole. Nello stesso periodo a Milano ha piovuto talmente tanto che i tombini vomitavano acqua e qualcuno aveva pensato di farsi prestare il Mose da Venezia. E io mi sono sentita dire:“Ah, che tempo inglese che sta facendo in sto periodo!” intanto che mettevo gli occhiali da sole.

Poi, certo, se si fa il confronto tra Newcastle e Palermo...


In Inghilterra si mangia male



Vero e falso. Vero se pensate di andare a mangiare cucina italiana in una di quelle terrificanti catene che di italiano hanno forse solo i colori usati nel menù, vero se il vostro riferimento sono i prodotti pronti di origine industriale che riempiono gli scaffali dei supermercati (tipo la pasta in lattina, gli spaghetti di formaggio e certi sughi pronti di dubbia e sedicente italica provenienza), vero se mangiate nel ristorante dell’azienda in cui lavoro. Se però parliamo di cucina tipica inglese il discorso cambia. Andate in un pub e provate il Sunday roast e poi ne riparliamo. In alcune free house ho mangiato piatti deliziosi, preparati con ingredienti freschi e serviti con estrema cura. Insomma, non ci sono solo fish & chips e jacket potatoes e si può fare un piacevole viaggio del gusto anche in un paese che per la cucina, più che famoso, è famigerato.

Il caffè invece, ahimè, è tutta un’altra storia.


In Inghilterra sono tutti freddi, poco socievoli e poco accoglienti



Falso. Quando ci siamo trasferiti nella casa in cui abitiamo ora (un piccolo capolavoro dell’interior shabbiness inglese da cui vorremmo andare via appena scade il contratto d’affitto), i vicini ci hanno lasciato messaggi di benvenuto, offrendo porte a cui bussare in caso di necessità. Addirittura, l’anziana signora che abita sotto di noi è diventata una specie di nonna adottiva: ci ha regalato pomodori freschi, cioccolatini, ci ha fatto conoscere figlia e nipote. Meravigliosa.

Vivendo qui ci si rende conto che gli Inglesi sono campioni di “small talk”, conversazione leggera sugli argomenti più disparati. Ti parlano in ascensore, nei bagni dell’ufficio, nei negozi, anche se non ti conoscono. Ti chiedono sempre come stai e ti augurano sempre una buona giornata. La gentilezza è qualcosa di scontato. Cosa che aiuta a mantenere anche rapporti civili.

Certo, entrare in confidenza con loro è un’altra cosa, farci amicizia ancora più complicato. Ma certo non impossibile.


In Inghilterra si vestono male



Vero e falso. Più che altro, in Inghilterra nessuno fa caso all’abbigliamento altrui, puoi anche andare in giro vestito da centurione romano e nessuno fa una piega. Manco ti scattano una foto visto che non c’è il Colosseo a far da sfondo. L’ovvio corollario è che chiunque può andare in giro vestito come gli pare. E non pensate ai punk, ché ormai sono reazionari. Io ne ho viste di cose che voi umani non potete neanche immaginarvi. Ho visto giovani indossare Kigu a forma di leone e pantera, ragazze taglia XXL strizzate in abitini succinti taglia M, ragazzi con le divise di Hogwarts provare a lanciare incantesimi di fronte a un ristorante Tex Mex, ventenni abbigliate come strappone cinquantenni. Però vedo in giro anche gente vestita con molto buon gusto e nell’era globalizzata delle catene d’abbigliamento identiche a Londra come a Canicattì si può fare shopping anche in Inghilterra e non per questo uscire dal camerino con uno dei completini rosa confetto che piacciono tanto a Sua Maestà.


In Inghilterra vanno al pub tutte le sere a bere



Quasi vero. La prima volta che ho messo piede a Londra, sulla metropolitana ho assistito a una scena stile esorcista, protagonista un tizio in giacca e cravatta di ritorno dal pub. Bastano due ales e li vedi sdraiati sul tipico vassoio girevole che campeggia al centro dei tavoli dei ristoranti cinesi a sventolare i piedi in aria (giuro, ho assistito a questa scena con i miei occhi!). Poi non è che gli Inglesi vadano al pub a bere tutte le sere dopo il lavoro ad ammazzarsi di birra. Non i miei colleghi per lo meno. Però è vero che con l’alcol in corpo sono anche molto più espansivi e, se in ufficio ti salutano compassatamente, dategli in mano un paio di mojito e improvvisamente ti baciano e abbracciano in perfetto stile Roberto Benigni. Un consiglio, quindi, se andate al pub con gli Inglesi. Non provate a competere con loro in una serata alcolica. Non c’è gara.

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