giovedì 31 maggio 2012

J, sgarruppata e felice


N è italiana, vive a Milano, ha un diploma di liceo e qualche esame all’università. Ha un lavoro da colletto bianco in una grandissima azienda, un contratto di quelli che fanno invidia e uno stipendio niente male.
J è francese, vive a Lione, non ha grandi studi alle spalle, niente maturità (o Bac, come lo chiamano lì), solo un diplomino professionale per lavorare come “vendeuse”. Che è poi un modo più elegante di dire commessa. Lavora in un negozio di scarpe e il suo stipendio quasi non supera i mille euro.
N è sposata. Anche suo marito lavora in una grande azienda, ottima posizione e ottimo stipendio. Hanno ottenuto facilmente un mutuo agevolato per comprare casa e ora abitano in un bel palazzo di un quartiere signorile.
J convive. Il suo compagno lavorava per un’agenzia che svolgeva indagini di mercato e interviste ai passanti. Ma l’agenzia ha chiuso e lui ha perso il lavoro. E in questo momento prende solo il sussidio di disoccupazione. Abitano in affitto, in un quartiere popolare, pieno di immigrati, in cui i negozi sono tutti di proprietà di arabi e indiani, a volte cinesi.
N ha due figli piccoli, belli e sani. Ha trovato posto per iscriverli al nido comunale così non deve stare a casa dal lavoro. Ogni tanto prende e parte con loro per qualche giorno. A volte al mare, a volte in montagna, così riesce a far cambiare loro aria. Le ferie non sono un problema.

J ha una bambina, bellissima e sveglia. Ma è nata con un piccolo difetto fisico che crescendo le potrebbe creare qualche problema e per questo deve essere operata. Solo che è piccola per la sua età, pesa ancora troppo poco per tollerare un’anestesia, quindi bisogna aspettare. Intanto la piccola va al nido, ma solo due giorni alla settimana, perché negli altri non c’era posto. “Fortuna” che il papà al momento non lavora, così può stare con lei mentre J è al lavoro. Anche perché il capo di J non è particolarmente comprensivo, non le concede facilmente ferie e permessi, soprattutto se non sono concordati con un certo anticipo. Del resto, con un solo stipendio, J non può comunque partire quando vuole. Viaggiare costa.
N pianifica sempre tutto, se deve affidare i bambini a qualcuno lascia dettagliate “istruzioni per l’uso” e telefona in continuazione per controllare che sia tutto a posto e che si faccia come ha stabilito lei. Se esce con un'amica i bambini stanno a casa col papà, con la nonna o con la baby sitter.
J vive alla giornata, pianifica poco o niente, non ha baby sitter e quando non è al lavoro la bambina sta sempre con lei. Insieme vanno sul tram, al supermercato, al centro commerciale, per le strette strade del suo quartiere. Se deve bere un caffè con un’amica, il passeggino è lì con lei.

N e J sono molto diverse.

N è sempre scontenta, ogni cosa storta, ogni piccolo problema, tutto quanto è fuori dai canoni stabiliti diventa motivo di scontento, lamentela, musi lunghi.
J ha sempre il sorriso sulle labbra. La vita ogni tanto le si mette di traverso, ma lei risponde solare e felice.
N mi rattrista, e tanto. J, invece, l’ammiro molto. E penso che per quanto "sgarruppato" possa essere il suo modo di vivere, è per me un modello di riferimento molto più solido e da imitare della prigione dorata della famiglia del Mulino Bianco.

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