Così tante cose da fare e così poco tempo per
farle... ma finalmente, dopo un immane lavoro di “spulciamento” tra le
moltissime immagini raccolte, riesco a pubblicare
il
photopost che avevo promesso!
Innanzi tutto mi scuso per la qualità delle
immagini, so di aver fatto tutti gli errori tecnici che i fotografi veri non
fanno, tipo aver lasciato impostato in automatico il bilanciamento del bianco,
aver fatto foto di paesaggio in orari in cui non andrebbero fatte, aver alzato
eccessivamente gli Iso per fotografare anche con il buio a “mano libera”... ma
tant’è, il tempo era quello che era, bisognava girare e soprattutto non avevo
con me il cavalletto (che peraltro devo ancora imparare a usare). In ogni caso
migliorerò! spero... anzi, se qualche
fotografo più esperto passa di qua e ha voglia di dare qualche consiglio sulla
base delle foto pubblicate, è ovviamente ben accetto!
E quindi, signore e signori, vi presento...
Stoccolma!
Gamla Stan
In svedese gamla stan significa “città vecchia”
e, appunto, questo è il quartiere più antico di Stoccolma, situato al centro
delle altre isole e penisole su cui si estende l’intero agglomerato urbano.
Centro storico medievale, ha bellissime facciate colorate che delimitano le
viuzze strette e i vicoli acciottolati, ed è pieno di botteghe che vendono un
po’ di tutto e non solo gadget per turisti. Qui, in un negozio di macchine
fotografiche e materiale elettrico dove abbiamo comprato un adattatore di
corrente, ci siamo fermati a chiacchierare con un fotografo ligure trapiantato
in Svezia da più di quarant’anni e molto felice di viverci!
A Gamla Stan si trovano la Cattedrale di
Stoccolma e il Palazzo Reale, residenza ufficiale di Sua Maestà Re Carlo
Gustavo. Davanti alla facciata principale del palazzo, in una piazza delimitata
da due ali porticate che ricordano, in piccolo, quelle di San Pietro a Roma, si
svolge il cambio della guardia. Che siamo riusciti a vedere per puro caso
perché, gran-botta-di-culo, siamo capitati lì davanti il giorno giusto all'ora
giusta, visto che d'inverno non avviene tutti i giorni (
qui gli orari)
.
Skeppsholmen e Kastellholmen
Si tratta di due isolette, collegate tra loro e
alla terra ferma da due ponti, che emergono tra Gamla Stan e l’isola di
Djugården, proprio di fronte al Palazzo Reale, che in passato avevano la
funzione di avamposti militari difensivi. Kastellholmen è l’isola più piccola e
prende il nome dal Kastellet, che poi è la fortificazione seicentesca che vi
sorge al centro. Skeppsholmen, un po’ più grande, fino al XIX secolo era base
della marina militare – molti degli edifici che vi si trovano erano in origine
antichi magazzini navali – mentre oggi è diventata un importante centro
culturale che ospita musei e sale espositive.
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Il Kastellet, a Kastellhomlen |
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La punta di Kastellholmen di fronte a Södermalm |
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Scorci di Skeppsholmen |
Södermalm
È una delle zone più recenti della città, ricca
di uffici, caffetterie e negozi, ed è anche il quartiere dove si trovano i
“luoghi” di
Stieg Larsson (tra parentesi, se non avete letto la sua trilogia, fatelo perché è meravigliosa). Noi ci siamo limitati a risalire parte di
Götgatan, passando sotto la redazione di
Millennium, e a salire la scalinata che porta a Mosebacke Torg e Fiskargatan,
sotto la casa di Lisbeth Salander. Davvero caratteristica, peraltro, Mosebacke,
che conserva l’atmosfera dell’antico villaggio e da cui si gode una vista
mozzafiato sui canali e sul resto della città.
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Scorci e vetrine in Götgatan |
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Le colline di Södermalma |
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Mosebacke e Katarina Kirka |
Östermalm
Zona ovest di Stoccolma, era un’area rurale fino
alla fine del XIX secolo, quando venne trasformata in un elegante quartiere
residenziale con ampi viali. Qui si trova l’Östermalmshallen che è poi un
enorme mercato alimentare coperto, in cui molti banchi fanno anche servizio per
il pranzo (con prezzi da gastronomia di lusso), e in cui si trova di tutto,
dalla cucina orientale al banco del pesce, dalle verdure alle marmellate ai
dolci ai prodotti d’importazione soprattutto italiana, come la pasta campana
trafilata al bronzo e formaggi tipici del Sud.
Skansen
Faceva freddo e spesso piovviginava, ma siccome
preferivamo respirare l’aria della città e stare fuori, in strada, per vedere
la vita locale scorrere sotto i nostri occhi, l’unico museo che abbiamo visto è
stato appunto un museo a cielo aperto. Skansen si trova su una collina a Djurgården,
isola che si trova proprio di fronte a Skeppsholmen e che anticamente era la
riserva reale di caccia (dal poco che sono riuscita a capire della lingua
svedese djur significa animale), oggi preservata come area protetta. Skansen è
di fatto un tempio dedicato alla vita dei paesi nordici nelle sue diverse
forme, dagli animali – come volpi artiche, renne e alci – alle ricostruzioni
della vita contadina svedese nel corso del Sette e Ottocento o della cultura
lappone. La parte più interessante è proprio quella dedicata alla vita
cittadina e rurale pre industrializzazione, perché tutti gli edifici – case,
fattorie e botteghe – sono autentici, portati qua da diverse zone della Svezia.
Quindi si può entrare nella casa del maestro, che fungeva anche da scuola, o
nella casa del magistrato, dove si trovava anche l’aula di tribunale per le
udienze, e in ogni edificio si trova una guardia museale in costume d’epoca
che, su richiesta, spiega cosa si sta guardando e risponde alle domande dei
visitatori. Assolutamente da non perdere!
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La volpe artica |
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Il quartiere cittadino, ovvero la ricostruzione della Stoccolma ottocentesca |
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Le abitazioni contadine e il pranzo di Natale del XIX secolo |
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La scuola di campagna del XIX secolo |
Luci, suoni, profumi e sapori
Come ho detto, nonostante il freddo e una
pioggerellina scostante che andava e veniva, per quattro giorni abbiamo scelto
di fare i flâneur, uscendo dall’hotel quando cominciava ad albeggiare, alle
nove-e-mezza!, e rimanendo fuori fin dopo l’ora di cena. Abbiamo guardato
monumenti e vetrine di negozi – splendide quella della
NK, una specie di
Rinascente svedese, tutte a tema fiabesco – abbiamo visto le luci che si accendevano
già alle tre del pomeriggio, quando ormai era tramonto avanzato, abbiamo
guardato un sacco di bambini e ragazzi e adulti pattinare sulle piste, gratuite!, allestite nei parchi cittadini. Ci siamo infilati nei pub a bere
birra svedese e assaggiare cibo locale. Abbiamo cercato di mischiarci alla
folla e imparato che
tack vuol dire "grazie", che
hej vuol dire "ciao", che
fika è
la merenda pomeridiana e che
gatan (che vuol dire "viale" o "via", ancora non mi è
chiaro) si pronuncia gotan.
Abbiamo capito che Stoccolma non è una città che
si espone, che si mette in mostra con prepotente arroganza. Abbiamo intuito,
magari sbagliando, che qui non è la grandeur ma l’understatement. Con il suo inequivocabile fascino!
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Luci e buio |
Al gabbiano non è piaciuto che tu l'abbia fotografato..
RispondiEliminaBellissima città, e anche bellissime foto. Certo, io non sono una fotografa, non ho nemmeno capito gli errori che hai scritto tu, pensa te! Però le foto brutte le so riconoscere, e queste non lo sono.
Alcuni nomi li ho riconosciuti proprio perché ho letto la trilogia, ed ora aspetto l'ultimo capitolo della tua trilogia su Stoccolma, chissà che non riesca ad andarci.
Vai, vai assolutamente appena riesci perché merita! Sì, il gabbiano mi ha guardato parecchio male, anche perché era un quarto d'ora che gli giravo intorno per riuscire a fotografarlo da vicino (ho la fissa dei gabbiani, mi piacciono tantissimo!) e mancava poco che mi mettessi a urlargli di stare fermo e sorridere in camera :-P
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