lunedì 17 novembre 2014

A proposito di fortuna, coraggio e opportunità: 14 mesi in UK

Sorry guys, too difficult to translate it in English!
*
Quando lavoravo al Castello, la gloriosa casa editrice in cui ho scoperto la mia autentica vocazione di pignolina rompiballe, sapevo che la parola "opportunità" nascondeva invariabilmente una sòla. Più o meno evidente, più o meno sòla, ma di solito la frase "Ale, hai vinto un'opportunità", significava "Ale, sto per rifilarti uno schifoso lavoretto che nessun altro può/vuole fare, mi dispiace tantissimo ma non c'è altra soluzione". 
Normale che, dopo sette anni e mezzo passati a guardare le "opportunità" tenendo la schiena ben attaccata al muro, ogni volta che qualcuno pronuncia quella parola la mia reazione è sempre molto composta. Avete presente i gatti quando gonfiano il pelo e si mettono a soffiarti in faccia? Ecco.


La verità è che le parole hanno un significato sul dizionario. E poi hanno un significato sociale, che a volte se ne frega allegramente di quello che scrivono i signori Devoto, Oli e Zingarelli. Cosa che spesso porta a equivoci, gente che si offende e politici che ritrattano dichiarazioni pubbliche agghiaccianti con il simpatico ritornello "sono stato frainteso!".
Il fatto è che per me le parole sono importanti. Mi piace che abbiano il peso corretto. E mi imbruttisco davvero tanto quando sono usate a sproposito. Per esempio, in riferimento al mio trasferimento all'estero i commenti più comuni sono stati "Che fortuna!" e "Che coraggio!".

Sul primo, onestamente, mi incazzo come una biscia rimango calmissima. Fortuna un par di ciufoli! Se per "fortuna" si intende il "caso", ecco, essere finiti a vivere in Inghilterra non è un caso. Con l'Ingegnere si è parlato per anni dell'eventualità di andare all'estero, di provare a confrontarsi con una realtà lavorativa diversa. Non è che un giorno siamo inciampati in un portale spazio-temporale e... toh, guarda, siamo finiti a Reading.
Se invece per "fortuna" si intende "culo", ecco, lì mi girano ancora più vorticosamente. No, non è culo. Cioè, è culo, ma non in quel senso. Non è che abbiamo avuto culo perché l'Ingegnere ha trovato un'offerta di lavoro qui, ma è lui che se lo è fatto, il culo, per ottenere quell'offerta di lavoro. E no, non è culo trasferirsi all'estero, a 34 anni, con alle spalle un lavoro in cui essere madrelingua è (quasi) tutto e trovarsi quindi a ricominciare la tua carriera quasi da capo. Non è culo stare disoccupati nove mesi a fare colloqui in cui ti senti costantemente inadeguata e per posti di lavoro di cui non te ne frega niente perché per quelli che ti interessano il tuoi inglese non è sufficiente. 

D'altro canto, anche parlare di coraggio mi lascia quantomeno perplessa. Suvvia, gente, mica sono andata a disinnescare mine antiuomo in Medio Oriente!
È vero, se hai qualcosa da perdere il cambiamento richiede sempre un minimo sindacale di audacia, perché chi lascia la strada vecchia per la nuova,eccetera. E, in fin dei conti, per trasferirmi qui ho dato le dimissioni da un lavoro a tempo indeterminato nell'editoria. Praticamente, come se Achab dopo aver catturato Moby Dick cambiasse idea e dicesse, "sai che c'è, fa niente, ciao Moby, stammi bene e fammi uno squillo quando arrivi a casa che se no sto in pensiero". Però, ecco, definirlo coraggio mi pare eccessivo.

Gli anglosassoni hanno un'espressione molto più calzante che è "to take a leap of faith", letteralmente "fare un atto di fede", che poi vuol dire prendersi qualche rischio con la fiducia che andrà tutto a buon fine.
Che alla fine è quello che ho fatto io. Per anni ho frenato un Ingegnere che avrebbe voluto andare all'estero perché per problemi linguistici temevo di non riuscire a fare più il mio lavoro. E alla fine, quello che è cambiato non è stata la situazione. Io sono cambiata. Perché è vero che il rischio di non fare il mio lavoro era estremamente alto, ma questo non significava necessariamente un male. È vero che avrei dovuto rinunciare a un sacco di attività a cui tenevo tantissimo, ma questo non voleva dire che non ne avrei trovate altre, altrettanto interessanti.
E infatti, dopo 14 mesi in UK danzo ancora e ancora farò spettacoli, ho ricominciato a ballare salsa, ho iniziato a fare volontariato, sto trovando nuovi amici, sto imparando davvero bene una lingua straniera, ho visto un sacco di luoghi nuovi. È vero, non sto più lavorando come giornalista o redattore. Ma ho trovato un lavoro che mi piace e mi diverte, in cui sto imparando moltissimo e che chissà dove potrebbe portarmi. Insomma, le opportunità non sono mancate e non mancheranno. E no, in questo caso non c'è nascosta la sòla!


4 commenti:

  1. Quei due commenti lì fanno lo stesso effetto anche a me!
    Io devo ancora fare il punto della situazione (in maniera non confusa, intendo), ma ho come un impedimento (un rifiuto?).. solo una cosa so per certo: non sto imparando davvero bene nessuna lingua straniera: il tedesco è bloccato da frammenti di altre lingue straniere che sento ogni giorno, a livelli dal maccheronico al madrelingua, e alla fine me ne frego perché l'importante è farsi capire :(

    RispondiElimina
  2. Guarda, naturalmente è una sempre un mettere tutto nelle debite proporzioni. Se dovessi dare retta solo a come sento il mio inglese qui e ora direi che fa assolutamente orrore e più lo studio più vedo l'abisso di cose che non so e che dovrei sapere e finirei per concludere che non sto imparando bene nulla. Se però guardo il percorso, come parlavo e capivo un anno fa rispetto a ora, vedo i progressi. Mi aiuta lavorare solo con inglesi anziché con molti stranieri (aiuta meno sul piano sociale, ma pazienza) e di strada da fare prima di sapere bene l'inglese ne ho ancora tanta. Basta non fermarsi ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, anche io posso vantare un bel percorso (con risultati assolutamente imperfetti), quando leggo libri che un anno fa avevo abbandonato o quando, come oggi, mi suona alla porta un agente della società del gas, e io ci parlo, si scherza, si parla di contratti ecc e capisco quasi tutto pur trattandosi di una situazione completamente nuova, per me che faccio sempre tutto online per evitare conversazioni in cui dovrei chiedere mille volte di ripetere, e invece oggi.. Però lavorare solo con uno, massimo due tedeschi, non aiuta affatto.. a questo punto però, visto che i progressi ci sono nonostante questo, dovrei esser contenta ahaha :-)

      Elimina
    2. :-) Vedere il bicchiere mezzo pieno è sempre meglio ;-)

      Elimina