Sono una totale neofita per quanto riguarda la letteratura giapponese e, in generale, la letteratura orientale. Non ho mai letto nulla di Banana Yoshimoto, tanto per citare un’autrice ben nota e tanto tanto venduta in Italia. Quindi probabilmente è quello il motivo della curiosa sensazione straniante che ho provato leggendo 1Q84. O magari non c’entra nulla, magari è la scrittura di Haruki Murakami che è così particolare, concreta e al tempo stesso onirica, minuziosamente descrittiva, introspettiva.
Quando ho finito di leggere il primo volume (Aprile –Settembre, Libro 1 e 2) sono anche rimasta un po’ interdetta. Era abbastanza
chiaro che la storia non potesse concludersi lì, così, ma non avevo certezza su
se e quando sarebbe uscito un eventuale libro terzo. Poi, finalmente, il Libro3 (Ottobre – Dicembre) è arrivato in libreria e la storia di Aomame e Tengo è
arrivata a una conclusione. Però, prima di affrontare questa recensione ho
aspettato. Ho aspettato perché desideravo digerire meglio il romanzo, farlo
sedimentare, ripensarci. Per poterne scrivere con la certezza di averlo in
qualche modo afferrato. In realtà, più passano i giorni, più mi sembra sfuggente,
come un sogno che appena prima di aprire gli occhi appare così nitido e subito
dopo, una volta svegli, scappa via, ne rimane una vaga impronta, come fosse
stato lavato via dal mare.
La storia è quella di due vite che scorrono su binari
paralleli: quella di Aomame, personal trainer in un club esclusivo e killer
professionista, in tailleur e tacchi a spillo, che manda all’altro mondo gli
uomini che odiano le donne. E quella di Tengo, ex bambino prodigio, insegnante
di matematica, aspirante scrittore e ghost writer incaricato di riscrivere da
cima a fondo, per metterlo in una forma letteraria corretta, La crisalide d’aria, romanzo apparentemente fantastico, opera della
misteriosa adolescente Fukaeri. Ed è questo strano romanzo, candidato
a vincere un importante premio letterario per autori emergenti, a influenzare
le vite di Aomame, di Tengo e degli altri personaggi, proprio come fa la luna
con le maree. E non è un caso, del resto, che nella Crisalide d’aria venga
descritto un mondo con due lune e che in questo mondo, improvvisamente e
inspiegabilmente, i due protagonisti si trovano a vivere, osteggiati da forze
oscure che sembrano esser nate dalla mente di Fukaeri e aver poi preso forma
nella realtà, acquisendo vita propria, grazie alla capacità di scrittura di
Tengo.
Anche storia d’amore sui generis, 1Q84 è secondo me soprattutto una grande metafora
della creazione letteraria, con i due protagonisti che, a un certo punto, si
rendono conto di essere personaggi manipolati da un misterioso autore e
decidono finalmente di agire autonomamente, manipolando l’autore a loro volta.
Ed è anche un meraviglioso omaggio alla letteratura occidentale, a partire dal titolo che fa eco a un altro grande romanzo a suo modo fantastico che è 1984 di Orwell, nel quale il protagonista è anch’egli uno “scrittore”, in qualche modo, incaricato di riscrivere libri e articoli già pubblicati per alterare la realtà presente, secondo il volere del Grande Fratello.
C’è poi un omaggio a Čhecov e una precisa presa di
posizione di stile letterario, quando uno dei personaggi afferma che l’autore
russo, che amava scrivere racconti privi di fronzoli, scrisse che se in un
racconto compare una pistola, questa deve sparare. Lo stesso personaggio,
tuttavia, dirà anche che esistono scrittori diversi, e che non tutte le
pistole che appaiono in un romanzo debbano per forza essere usate. Che poi significa che le regole, quando si conoscono, possono anche essere trasgredite.
C’è anche un preciso riferimento a Proust in un
dialogo secondo me memorabile:
- Che ne dici di Alla ricerca del tempo perduto di Proust? - disse Tamaru. - Se non l'hai fatto, sarebbe l'occasione adatta per leggerlo tutto.
- Tu l'hai letto?
- No. Non sono mai stato in prigione, e non ho mai dovuto nascondermi a lungo. Dicono che se non si hanno occasioni di questo tipo, è difficile leggerlo integralmente.
E infine c'è la geniale mise en abyme della finta novella Il paese dei gatti che regala un'ulteriore chiave di lettura dell'intricata vicenda.
Insomma, se non lo avete ancora fatto leggetelo. Merita.
Davvero!
Cavoli, mi hai incuriosita tantissimo. Io non l'avevo mai sentito nominare, mi pare (Banana Yoshimoto invece son sicura di sì), e questi intrecci di storie nelle storie mi intrigano.
RispondiEliminaE va bene, li aggiungerò alla lunga lista di libri che vorrei (Nudi e crudi è ancora lì che aspetta d'esser comprato..)
Per ora grazie
Prego! È sempre un piacere scambiare consigli di letture ;-)
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