Guys, I have
a badge and I know how to use it! Yep, that's right, I've finally found a job. It
took me nine months spent editing my CV many, many times, sending it to
hundreds of recruiters and HRs, uploading it on dozens of websites and, eventually,
a simple phone call from a recruiter I didn't even know has been enough. BTW,
the recruiter who contacted me and got me the successful interview chose to
change his job right after getting me mine. Should I think about that?
*
Gente, ho un badge e non ho paura di usarlo! Ebbene sì,
finalmente ho trovato lavoro. Mi ci sono voluti nove mesi a modificare n volte
il CV, spedirlo a centinaia di recruiter e aziende, caricarlo su dozzine di
siti web e, alla fine, è bastata una sola telefonata da un recruiter che
nemmeno conoscevo. Peraltro, il recruiter che mi ha contattato e fatto avere il
colloquio fortunato ha scelto di cambiare lavoro appena dopo averlo trovato a
me. Che, devo farmi qualche domanda?
Anyway. Getting
a job is a full time occupation. And I wasn't much prepared to that, since my
last interview before England
was the one which led me to my old role in Milan . End of 2005. And that interview was
quite easy-peasy, nothing more than a chat. While here interviews are something
you need to be well prepared for. You need to know how to answer some tricky
questions, like "What would you improve about yourself" or "What
are your weaknesses" Because you can't possibly tell the real truth about
that.
Also you
can't cheat about your skills. If you're applying for a multilingual job, your
knowledge of foreign languages will be tested, no matter what your CV says.
During an interview I even had tested my Italian. Just in case. And if you
claim to be accurate and have a good eye for detail, you'll be tested on that
as well. Once, I was even timed.
I've been
tested on my IT skills and on shelving - aka put books on a shelf in
alphabetical order - I've been asked to do some basic math, to write complaint
letters in three different languages and I've been tested on my data entry
accuracy and rapidity.
And in the
end, after being turned down because my English wasn't good enough or my CV was
too good, or because they were afraid I would left the job once I'd found
another one better paid, or because, though lovely a person I am, others were
better qualified, I ended up with a role that suits me like a tailor made
dress. Definitely, it was worth the wait.
And of
course, now, all differences between working in Italy and working here show up.
While in
Italy I worked for a small company, where I knew everybody and had lunch and
coffee breaks with my colleagues, and perfectly knew who to ask to for what,
here I'm in a huge company, I know only those in my team, I need to ask to know
who to ask for, and I have lunch and coffee breaks with my Kindle.
In Italy
I was told to do things. Period. "Please" was an optional and so was
"thank you". Here, "please" and "thank you" literally
thrive.
In Italy I could
wear jeans and shirt and boots and be ok. Not too smart, not too casual. Here,
I wore jeans and a white shirt and boots during my first two working days and
I've been told that Monday to Thursday the dress code is smart casual, while
there's casual Friday. Meaning, on Friday you can wear the first thing you find
in your closet, but from Monday to Thursday you'd better not wear jeans nor...
jeans. Because apparently the smart casual dress code forbids jeans but allows
flip-flops. Which were strictly discouraged in my Italian office. But then, who
am I to argue British footwear choices? On
the contrary, now I have the perfect excuse to go and do some shopping. Only,
I'm not decided: high heels or Hawaianas?
*
Comunque. Trovare lavoro è un'occupazione a tempo pieno. E
non è che io fossi molto preparata, visto che l'ultimo colloquio fatto prima di
arrivare in Inghilterra era stato quello con cui avevo ottenuto il mio vecchio
lavoro a Milano. E parlo della fine del 2005. Che poi quello era stato un
colloquio davvero tranquillo, più una chiacchierata che altro. Mentre qui prima
di una "interview" ti devi preparare bene. Devi sapere in anticipo
cosa rispondere a domande trabocchetto come "Cosa miglioreresti di te
stessa?" o "Quali sono le tue debolezze?". Perché non pensiate
di poter dire la verità, oh no.
E però non si può nemmeno barare sulle proprie competenze. Se
ti stai presentando per un lavoro multilingue, la tua conoscenza delle lingue
verrà testata, indipendentemente da quanti diplomi, lauree o certificati tu
abbia sul CV. Una volta mi hanno persino testato sulla mia conoscenza
dell'italiano. Così, tanto per essere sicuri. E se dichiarate di essere precisi
e avere un buon occhio per i dettagli, state certi che verrete testati anche su
quello. Io sono pure stata cronometrata.
E ancora, hanno messo alla prova le mie competenze
informatiche e la matematica di base, hanno verificato la mia capacità di
mettere libri su uno scaffale in ordine alfabetico - colloquio per assistente
bibliotecaria - mi è stato chiesto di scrivere lettere di reclamo in inglese,
francese e italiano e ho fatto pure un test di data entry per vedere quanto
fossi precisa e veloce.
E alla fine, dopo essere stata rifiutata perché il mio
inglese non era abbastanza buono, o perché il mio CV era troppo buono, perché
avevano paura che me ne andassi non appena trovavo un lavoro meglio pagato (ma
va?) o perché "sei una persona amabile ma abbiamo trovato un'altro più
qualificato di te", sono finita in un ruolo che mi calza a pennello,
perfetto per me. Decisamente, valeva l'attesa.
E naturalmente, ora, le differenze tra lavorare in Italia e
lavorare qui si manifestano prepotenti.
In Italia lavoravo per una piccola azienda in cui conoscevo
tutti, in cui facevo pause pranzo e caffè insieme ai miei colleghi e sapevo
perfettamente a chi rivolgermi per cosa. Qui lavoro in un'azienda enorme,
conosco solo le persone del mio team, devo chiedere per sapere a chi chiedere
cosa e le pause le passo in compagnia del mio Kindle, mentre i miei colleghi la
passano davanti al pc.
In Italia mi si diceva quello che dovevo fare e punto.
"Per favore" e "grazie" erano un po' un optional, mentre
qui prosperano talmente tanto che a volte ti senti anche un po' preso per il
culo. Ma tant'è. Meglio un grazie in più che un per piacere di meno.
In Italia potevo mettere jeans e camicia e stivali e andare
bene. Non troppo elegante, non troppo casual. Qui ho messo jeans, camicia
bianca e stivali per i primi due giorni e mi è stato gentilmente fatto notare
che dal lunedì al giovedì bisogna vestirsi "smart casual", mentre il
venerdì è casual e basta. Che poi significa che il venerdì ti puoi lanciare
nell'armadio, vedere quali vestiti ti si appiccicano addosso e mettere quelli -
l'altro giorno ho visto uno che sembrava in pigiama - mentre da lunedì a
giovedì si suppone che tu non indossi jeans né... jeans. Sì perché smart casual
alla fine vuol dire "casualmente elegante", un'eleganza molto
opinabile, peraltro visto che mentre i jeans sono vietati le infradito sono
assolutamente ammesse. Anche quelle di gomma da spiaggia. Giuro. In Italia mi
avrebbero cacciato dall'ufficio con un paio di quelle ai piedi. Ma alla fine,
chi sono io per mettere in discussione le scelte calzaturiere britanniche,
dopotutto? Anzi, adesso ho la perfetta scusa per andare a fare shopping. Solo,
sono un po' indecisa: tacco 12 o Hawaianas?
In bocca al lupo per questa nuova avventura!
RispondiEliminaBravissima! Io ho sempre odiato i colloqui di lavoro, una selezione del genere non l'avrei retta, a parte mettere i libri in ordine alfabetico, perché questa rientra nel "giorno di prova" che ho sempre preferito al colloquio. Ma io non ho nessuna qualifica, quindi testare mille piccole cose che so fare perché le ho imparate da autodidatta o perché le so fare punto e basta, non è semplice ;)
RispondiEliminaQuanto alle infradito: idem a Berlino, sono scarpe come le altre, mentre in Italia con vestiti del tutto normali, ma le infradito ai piedi (e non di gomma) mi è stato spesso chiesto se volevo andare in spiaggia - sottinteso: vestiti "da lavoro" per venire al lavoro, altrimenti rimani a casa..
Buon proseguimento!!
Mamma In Oriente: grazie :-)
RispondiEliminaElle: grazie! BTW, anche io odio i colloqui, soprattutto la parte in cui ti fanno domande stupide come "ma se trovi un lavoro pagato meglio te ne vai?". E che, me lo chiedi pure? Se ti viene il dubbio forse offri uno stipendio troppo basso! :-)
E comunque la cosa delle infradito mi fa uscire di testa. Pensa che c'è un'altra collega che interpreta lo smart casual con abbigliamento tecnico da trekking, scarpe da montagna comprese. Quello è accettabile. I miei skinny jeans dentro gli stivali e con la camicia bianca invece no. Me ne devo fare una ragione.