lunedì 14 luglio 2014

Why don't you get a job?/2



Guys, I have a badge and I know how to use it! Yep, that's right, I've finally found a job. It took me nine months spent editing my CV many, many times, sending it to hundreds of recruiters and HRs, uploading it on dozens of websites and, eventually, a simple phone call from a recruiter I didn't even know has been enough. BTW, the recruiter who contacted me and got me the successful interview chose to change his job right after getting me mine. Should I think about that?
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Gente, ho un badge e non ho paura di usarlo! Ebbene sì, finalmente ho trovato lavoro. Mi ci sono voluti nove mesi a modificare n volte il CV, spedirlo a centinaia di recruiter e aziende, caricarlo su dozzine di siti web e, alla fine, è bastata una sola telefonata da un recruiter che nemmeno conoscevo. Peraltro, il recruiter che mi ha contattato e fatto avere il colloquio fortunato ha scelto di cambiare lavoro appena dopo averlo trovato a me. Che, devo farmi qualche domanda?


Anyway. Getting a job is a full time occupation. And I wasn't much prepared to that, since my last interview before England was the one which led me to my old role in Milan. End of 2005. And that interview was quite easy-peasy, nothing more than a chat. While here interviews are something you need to be well prepared for. You need to know how to answer some tricky questions, like "What would you improve about yourself" or "What are your weaknesses" Because you can't possibly tell the real truth about that.

Also you can't cheat about your skills. If you're applying for a multilingual job, your knowledge of foreign languages will be tested, no matter what your CV says. During an interview I even had tested my Italian. Just in case. And if you claim to be accurate and have a good eye for detail, you'll be tested on that as well. Once, I was even timed.

I've been tested on my IT skills and on shelving - aka put books on a shelf in alphabetical order - I've been asked to do some basic math, to write complaint letters in three different languages and I've been tested on my data entry accuracy and rapidity.

And in the end, after being turned down because my English wasn't good enough or my CV was too good, or because they were afraid I would left the job once I'd found another one better paid, or because, though lovely a person I am, others were better qualified, I ended up with a role that suits me like a tailor made dress. Definitely, it was worth the wait.

And of course, now, all differences between working in Italy and working here show up.
While in Italy I worked for a small company, where I knew everybody and had lunch and coffee breaks with my colleagues, and perfectly knew who to ask to for what, here I'm in a huge company, I know only those in my team, I need to ask to know who to ask for, and I have lunch and coffee breaks with my Kindle.

In Italy I was told to do things. Period. "Please" was an optional and so was "thank you". Here, "please" and "thank you" literally thrive.

In Italy I could wear jeans and shirt and boots and be ok. Not too smart, not too casual. Here, I wore jeans and a white shirt and boots during my first two working days and I've been told that Monday to Thursday the dress code is smart casual, while there's casual Friday. Meaning, on Friday you can wear the first thing you find in your closet, but from Monday to Thursday you'd better not wear jeans nor... jeans. Because apparently the smart casual dress code forbids jeans but allows flip-flops. Which were strictly discouraged in my Italian office. But then, who am I  to argue British footwear choices? On the contrary, now I have the perfect excuse to go and do some shopping. Only, I'm not decided: high heels or Hawaianas?
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Comunque. Trovare lavoro è un'occupazione a tempo pieno. E non è che io fossi molto preparata, visto che l'ultimo colloquio fatto prima di arrivare in Inghilterra era stato quello con cui avevo ottenuto il mio vecchio lavoro a Milano. E parlo della fine del 2005. Che poi quello era stato un colloquio davvero tranquillo, più una chiacchierata che altro. Mentre qui prima di una "interview" ti devi preparare bene. Devi sapere in anticipo cosa rispondere a domande trabocchetto come "Cosa miglioreresti di te stessa?" o "Quali sono le tue debolezze?". Perché non pensiate di poter dire la verità, oh no.

E però non si può nemmeno barare sulle proprie competenze. Se ti stai presentando per un lavoro multilingue, la tua conoscenza delle lingue verrà testata, indipendentemente da quanti diplomi, lauree o certificati tu abbia sul CV. Una volta mi hanno persino testato sulla mia conoscenza dell'italiano. Così, tanto per essere sicuri. E se dichiarate di essere precisi e avere un buon occhio per i dettagli, state certi che verrete testati anche su quello. Io sono pure stata cronometrata.

E ancora, hanno messo alla prova le mie competenze informatiche e la matematica di base, hanno verificato la mia capacità di mettere libri su uno scaffale in ordine alfabetico - colloquio per assistente bibliotecaria - mi è stato chiesto di scrivere lettere di reclamo in inglese, francese e italiano e ho fatto pure un test di data entry per vedere quanto fossi precisa e veloce.

E alla fine, dopo essere stata rifiutata perché il mio inglese non era abbastanza buono, o perché il mio CV era troppo buono, perché avevano paura che me ne andassi non appena trovavo un lavoro meglio pagato (ma va?) o perché "sei una persona amabile ma abbiamo trovato un'altro più qualificato di te", sono finita in un ruolo che mi calza a pennello, perfetto per me. Decisamente, valeva l'attesa.

E naturalmente, ora, le differenze tra lavorare in Italia e lavorare qui si manifestano prepotenti.
In Italia lavoravo per una piccola azienda in cui conoscevo tutti, in cui facevo pause pranzo e caffè insieme ai miei colleghi e sapevo perfettamente a chi rivolgermi per cosa. Qui lavoro in un'azienda enorme, conosco solo le persone del mio team, devo chiedere per sapere a chi chiedere cosa e le pause le passo in compagnia del mio Kindle, mentre i miei colleghi la passano davanti al pc.

In Italia mi si diceva quello che dovevo fare e punto. "Per favore" e "grazie" erano un po' un optional, mentre qui prosperano talmente tanto che a volte ti senti anche un po' preso per il culo. Ma tant'è. Meglio un grazie in più che un per piacere di meno.

In Italia potevo mettere jeans e camicia e stivali e andare bene. Non troppo elegante, non troppo casual. Qui ho messo jeans, camicia bianca e stivali per i primi due giorni e mi è stato gentilmente fatto notare che dal lunedì al giovedì bisogna vestirsi "smart casual", mentre il venerdì è casual e basta. Che poi significa che il venerdì ti puoi lanciare nell'armadio, vedere quali vestiti ti si appiccicano addosso e mettere quelli - l'altro giorno ho visto uno che sembrava in pigiama - mentre da lunedì a giovedì si suppone che tu non indossi jeans né... jeans. Sì perché smart casual alla fine vuol dire "casualmente elegante", un'eleganza molto opinabile, peraltro visto che mentre i jeans sono vietati le infradito sono assolutamente ammesse. Anche quelle di gomma da spiaggia. Giuro. In Italia mi avrebbero cacciato dall'ufficio con un paio di quelle ai piedi. Ma alla fine, chi sono io per mettere in discussione le scelte calzaturiere britanniche, dopotutto? Anzi, adesso ho la perfetta scusa per andare a fare shopping. Solo, sono un po' indecisa: tacco 12 o Hawaianas?

3 commenti:

  1. In bocca al lupo per questa nuova avventura!

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  2. Bravissima! Io ho sempre odiato i colloqui di lavoro, una selezione del genere non l'avrei retta, a parte mettere i libri in ordine alfabetico, perché questa rientra nel "giorno di prova" che ho sempre preferito al colloquio. Ma io non ho nessuna qualifica, quindi testare mille piccole cose che so fare perché le ho imparate da autodidatta o perché le so fare punto e basta, non è semplice ;)
    Quanto alle infradito: idem a Berlino, sono scarpe come le altre, mentre in Italia con vestiti del tutto normali, ma le infradito ai piedi (e non di gomma) mi è stato spesso chiesto se volevo andare in spiaggia - sottinteso: vestiti "da lavoro" per venire al lavoro, altrimenti rimani a casa..
    Buon proseguimento!!

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  3. Mamma In Oriente: grazie :-)
    Elle: grazie! BTW, anche io odio i colloqui, soprattutto la parte in cui ti fanno domande stupide come "ma se trovi un lavoro pagato meglio te ne vai?". E che, me lo chiedi pure? Se ti viene il dubbio forse offri uno stipendio troppo basso! :-)
    E comunque la cosa delle infradito mi fa uscire di testa. Pensa che c'è un'altra collega che interpreta lo smart casual con abbigliamento tecnico da trekking, scarpe da montagna comprese. Quello è accettabile. I miei skinny jeans dentro gli stivali e con la camicia bianca invece no. Me ne devo fare una ragione.

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