lunedì 27 ottobre 2014

Book review: Dimentica il mio nome


Quando lessi il primo fumetto-post di Zerocalcare, un paio di anni fa, il suo blog esisteva da pochissimo, 4 o 5 storie al massimo, e la prima cosa che pensai fu: 'sto tizio è un genio! Non è vero, la primissima cosa che pensai fu "muoio!" perché essendo impegnata a ridere e contemporaneamente a non dare troppo nell'occhio, visto che stavo in redazione circondata da colleghi, mi ero dimenticata che anche respirare sarebbe una buona e sana abitudine. Però, ecco, subito dopo ho pensato la cosa del genio.
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Sorry guys, this entry will be in Italian only as the author hasn't been translated, yet. 


Quello che mi ha subito conquistato della narrativa di Zerocalcare (che poi si chiama Michele Rech, così almeno dicono in rete) è la ricchezza di riferimenti a quella cultura pop di noi trent*nni che siamo cresciuti a pane, nutella, nesquik, cartoni animati giapponesi di inaudita violenza dissimulata dalle sigle zuccherose di Cristina D'Avena, film della Disney con volpi in calzamaglia e orsi bruni che flirtano con galline di corte e videogiochi in 2D con pixel grandi come l'unghia del pollice. Riferimenti che creano quel piacere un po' amarcord delle liste che ogni due per tre spuntano come funghi prataioli sulle bacheche di Facebook ("Hai 30 anni se...", "Sei cresciuto negli anni Ottanta se...", "Sentiti vecchio se...") facendoci tutti sentire in grande comunione con il resto dell'umanità. A patto, naturalmente, che questa umanità si ricordi dei gettoni della Sip, delle schede telefoniche e della connessione logica tra musicassette e penne Bic.


L'altra cosa che mi è piaciuta fin da subito, poi, è l'idea dell'armadillo, questo personaggio che incarna le paranoie del Calcare fumettoso e che dà voce alle sue pippe mentali e alle sue illusioni.

Però, ecco, per un sacco di tempo, di Zerocalcare mi sono limitata a leggere il blog e le strisce su Wired. I libri no, forse per paura che non fossero all'altezza. Insomma, c'è differenza tra una storiella di quattro tavole e un libro intero in cui le tavole sono più di 150. E però con Dimentica il mio nome mi sono convinta. Forse perché le storie di famiglia mi piacciono. Forse perché di nonni ne ho ormai salutati tre e le loro storie le conosco solo fino a un certo punto. Forse perché i lutti sono tabù e invece spesso andrebbero sdrammatizzati, forse perché il rapporto che si ha con la morte è qualcosa di talmente personale che fa sentire nudi e soli ed è difficile riuscire a condividerlo e raccontarlo. E mi immaginavo che in quei disegni avrei trovato quello che cercavo.



L'ho trovato. E ho trovato anche tanta ironia e autoironia, ho riso come una cretina da sola (ma questa volta in treno) e ancora una volta mi sono stupita di come possano coesistere vignette al limite del demenziale accanto ad altre incredibilmente poetiche. E niente, scusate se mi cito, ma 'sto tizio è davvero un genio!

PS. Non so se il fatto di aver comprato il fumetto in versione ebook possa essere considerato un reato capitale nel popolo dei maniaci del genere. Però grazie, grazie e ancora grazie Bao Publishing per aver fatto l'edizione Kindle!

2 commenti:

  1. kindle ! Senza per me è diventato quasi impossibile leggere!

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    1. Come ti capisco! Niente più tomi pesantissimi da mettere in borsa (quando ho letto Harry Potter uscivo con la mia borsetta E una borsa più piccola solo per il libro) e quando si parte per qualche giorno niente mezza valigia occupata da libri. Il Kindle mi ha cambiato la vita.

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