Solo che. Solo che, comunque, nella realtà ci vivo, volente o nolente. Solo che domenica si aprono i seggi. Solo che
domenica si suppone io mi alzi, mi vesta e vada a far timbrare la mia bella
tessera elettorale per mettere una croce su un qualche simbolo. Solo che si
suppone che io, per domenica, abbia deciso chi favorire esercitando il mio diritto
di voto.
venerdì 22 febbraio 2013
Non vorrei turarmi il naso
Aprendo il blog non pensavo di scrivere di politica. Non è
il mio mestiere, non mi ritengo sufficientemente preparata sui temi economici,
ché ormai a questo si riducono le discussioni politiche contemporanee, e
dopotutto preferivo affrontare altri temi più di “intrattenimento”. Del resto
mi sono laureata in Lettere, la mia tesi era su un’opera di fantasia, scrivo
per un giornale che si occupa di enogastronomia e il mio sogno sarebbe fare l’editor
in una casa editrice che pubblichi narrativa. Il che la dice lunga su quanto io
preferisca vivere rifugiata nelle mie nuvole.
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martedì 19 febbraio 2013
Un gatto arancione e dieci bambini
Oliver è il più piccolo. Ha guance rotonde, paffute, piccole mani che volano leggere su mouse pad e tastiera come quelle di un pianista. L'espressione concentrata e seria, come solo i bambini sanno avere, che all'improvviso si spalanca in sorrisi disarmanti.
Davide è poco più grande. Energia da vendere, vitalità pervasiva contenuta su una sedia da ufficio con le rotelle. Silenzioso e attento, quasi non sembra lui. Poi c'è Lorenzo, che lavora sul suo computer, serissimo, ma trova anche il tempo di alzarsi e andare a sbirciare quello di Mattia al suo fianco. E c'è anche David, uno dei più "anziani", che lavora con gusto e grande divertimento. Spiritoso, fantasioso. E poi ci sono le bambine, Giada, Anna e le altre, sveglissime e vivaci, pronte a dimostrare che, checché se ne pensi, l'informatica non è solo cosa da maschi.
A vigilare su questa fucina creativa, poi, ci sono Angelo, Vittorio, Marco, Giordano e tutti gli altri. Ragazzi speciali, che parlano ai computer, ai telefonini e qualcuno di loro, pare, anche alle stufe e ai ventilatori. E siccome vogliono che questa lingua segreta sia parlata da sempre più persone, eccoli lì, a condividerla proprio con chi è più ricettivo e pronto a impararla: i bambini.
Questa è l'atmosfera che sabato scorso, il 16 febbraio, si respirava al primo incontro di Coder Dojo Milano, la prima "palestra" (dojo, in giapponese) di informatica dedicata ai bambini dai 7 ai 12 anni.
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