Quando l’Ing e io abitavamo a Precotto, prima di approdare
qui a Pleasantville, condividevamo il pianerottolo con il vicino V.
Il vicino V era un personaggio strano. Dormiva di giorno, non si alzava mai prima delle sei di sera e poi restava sveglio praticamente tutta la notte. Viveva da solo, ogni tanto passava a trovarlo la madre e da casa non usciva praticamente mai. La leggenda vuole che fosse caduto in depressione quando, dopo lo scudetto del 1989, l’Inter cominciò la sua lunga stagione perdente, ma si tratta di voci di pianerottolo mai confermate.
Il vicino V era un personaggio strano. Dormiva di giorno, non si alzava mai prima delle sei di sera e poi restava sveglio praticamente tutta la notte. Viveva da solo, ogni tanto passava a trovarlo la madre e da casa non usciva praticamente mai. La leggenda vuole che fosse caduto in depressione quando, dopo lo scudetto del 1989, l’Inter cominciò la sua lunga stagione perdente, ma si tratta di voci di pianerottolo mai confermate.
Comunque, dicevo... non usciva quasi mai ma ogni tanto era
costretto e quindi apriva la porta di casa, scavalcava lo zerbino e chiudeva a
chiave. La prima volta che lo sentii uscire fece talmente tanto rumore che
corsi a vedere allo spioncino cosa succedeva. Mi si presentò questa scena: un
tipo allucinato, bianco come un cadavere, con indosso una tuta di colore
improbabile, un vecchio giaccone, una sciarpa di pile colorata e un cappello a
cloche da pescatore che chiudeva otto – 8!!! – serrature, benediva la porta
blindata con un segno di croce, le lanciava un bacio e scendeva le scale. Un.
Vero. Pazzo.
Ovviamente dopo quell'episodio, ogni volta che sentivo scattare la prima delle 8 serrature andavo perfidamente a godermi lo spettacolo.
Ovviamente dopo quell'episodio, ogni volta che sentivo scattare la prima delle 8 serrature andavo perfidamente a godermi lo spettacolo.