lunedì 26 novembre 2012

Niente lacrime per la signorina Olga




Il mio sogno nel cassetto (uno dei tanti) sarebbe diventare autrice di gialli di successo. O meglio. Diventare un'autrice di gialli sarebbe già un ottimo punto di partenza. Al successo ci pensiamo poi. Quindi, in attesa di trovare l’idea geniale per scrivere la mia personale detective story, divoro quelle altrui. Il problema è che avendone ormai lette moltissime sono diventata di gusti difficili e piuttosto criticona per quanto riguarda gli intrecci. Come se non bastasse, un po’ per dote naturale, un po’ per deformazione professionale, sono un “cane da tartufo” per refusi e, soprattutto, incongruenze, errori di stesura, contraddizioni nel testo. E quando ne trovo, soffro.
Ma quel personaggio, in quel momento, non c'era e adesso invece si racconta che era presente. Frenetico rumore di pagine sfogliate per guardare qualche passo prima. Sarò io che non ricordo? Avrò letto male? Mi sono distratta? Non ero attenta? No. C’è l’errore nel libro. Nero su bianco.

Ora. Una distrazione ci può stare. In un’intervista di qualche anno fa lo stesso Camilleri (uno dei miei idoli letterari) raccontava il disappunto provato dopo aver scoperto un errore dentro un suo romanzo appena pubblicato, nonostante questo fosse rimbalzato tra le mani sue, dell’editore e del correttore di bozze a varie riprese. Insomma, sono cose che capitano.
Però, però... però a volte gli errori sono troppi, e anche evidenti. Così mi stupisco che a una casa editrice come la Salani (che ha tradotto e pubblicato la saga di Harry Potter facendo un lavoro davvero straordinario)* ne siano sfuggiti così tanti in questo romanzo, graditissimo regalo di compleanno dell’amica D.
Il fatto è che sembra un libro mandato alle stampe così com’è arrivato dal pc dell'autrice, senza che ci fosse un vero lavoro di editing e correzione nel mezzo. All'inizio del romanzo non tornano tempi e scansione dei primissimi avvenimenti (si comincia dal lunedì e dopo quelle che sembrano appena tre notti, è già domenica), di una coppia di amanti si dice che la loro relazione dura da dieci anni e poche pagine dopo gli anni diventano 13, verso la finesi parla di una lettera come se questa fosse già comparsa, ma io non ne ho trovato menzione nelle pagine precedenti, pur cercandola. E potrei continuare.
Se fosse una prima stesura, quella che l'autore scrive di getto e poi rilegge e in parte risistema ci potrebbe stare. Perché alla fine è sempre e solo l’occhio esterno che riesce veramente a individuare refusi, errori e incongruenze. Solo che, appunto, questo occhio esterno sembra essere mancato. E il risultato è che alla fine c'è qualche filo tirato. Ingranaggi non oliati. Insomma, qualche stonatura che impedisce alla trama di scorrere alla perfezione, di tenersi saldamente insieme. Peccato.

Peccato perché la storia è deliziosa. È originale il mistero che avvolge la morte dell'anziana signorina Olga, apparentemente senza famiglia e della quale nessuno conosce il passato. È lieve e piacevole il tratteggio di questo curioso personaggio che incarna in maniera insolita la tipologia della "vittima" di un poliziesco. Protagonista invisibile, la signorina Olga è la parte più riuscita del romanzo. Meno riuscita invece, a parer mio, la figura del commissario Gilardi, ma ammetto che sia difficile competere con le mie icone Montalbano, Carvalho e Adamsberg.
Leggera e scorrevole, infine, la scrittura, caratterizzata da questo sapore particolare, da questo stile d'altri tempi (del resto Elda Lanza, l'autrice, ha 88 anni) che suggerisce curiosamente un'ambientazione anni Sessanta, nonostante il riferimento a telefoni cellulari ed euro chiarisca in maniera inequivocabile che il 2002 è già passato da tempo.

Se siete amanti del genere vale comunque la pena di leggerlo. Con la speranza che, magari, la casa editrice possa rimaneggiarlo un po' in vista di una nuova edizione :-)


* Ho letto tutta la saga lo scorso anno in italiano e ora la sto rileggendo in inglese, so di cosa sto parlando ;-)

2 commenti:

  1. Io aspetto che venga riveduto e corretto.
    La penso come te, e da quando studio il tedesco e leggo in tedesco ho lo stesso problema con le traduzioni!
    Però se su queste basi critiche mi diventi una scrittrice di gialli, io sarò tua lettrice ;)

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  2. Grazie della fiducia :)

    Le traduzioni sono un problema davvero delicato, a volte rischiano persino di snaturare un po' il testo. Anche quello che trovo spesso più antipatico nelle traduzioni sono i titoli. Tempo fa ho letto un romanzo di un americano che, nella traduzione italiana, si intitolava La biblioteca dei libri proibiti. Secondo me il titolo era assolutamente fuorviante rispetto allo svolgimento effettivo della storia, e infatti il titolo originale non c'entrava nulla perché era Florence and Giles. Banale, per carità, ma sicuramente più calzante.

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