Truth is: if it had been completely up to me, in this moment I would probably be in Lyon with my friend Julia, sitting outdoor in front of the Saône even if it were chilly, drinking Chardonnay, eating oysters and rolling my Rs. Because, let's be totally honest, I, Alessandra, would have moved to France rather than to England. No offence, British people, don't take it personally.
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La verità? Se fosse dipeso solo ed esclusivamente da me, in questo momento sarei probabilmente a Lione con la mia amica Julia, seduta su qualche tavolino all'aperto di fronte alla Saona, anche con il termometro vicino allo zero, a sorseggiare Chardonnay, mangiare ostriche e arrotolare le mie R. Perché, siamo sinceri, la sottoscritta avrebbe preferito trasferirsi in Francia anziché in Inghilterra. Senza offesa, popolo di Albione, non prendetela sul personale.
That's because I speak a very good, fluent French. I've always gathered lots of compliments about it. Even when I'm irremediably sick, I can still guarantee great performances. Like in 2007, when we went sailing in Porquerolles with a French crew. MyFairEngineer couldn't utter a word and despite we had been told there were people speaking English, actually only one person did. Therefore I had to be the interpreter. Which is quite a difficult task by itself, not to mention when you're puking over the railings. But, hey, I pulled it off. I was good. I am good. I've finally mastered the Rs - "It's like spitting", my friend Julia used to tell me - which is tough a challenge.
I can't quite declare the same about my English. Until a couple of years ago, should I met a Brit in Milan asking me for directions I started stammering something like: "Go... um... straight... um... then... um... right... um... see... a big... palazzo... no, um... building, yes, building...". Time to complete a sentence: 10 minutes. Time for my interlocutor to mutter a "Thanks, bye" and take off: 30 seconds. Pathetic. A patent case of choking under pressure. And horrible pronunciation.
On the other hand, whenever I met some French I was keen on speaking with them and helping them out. And getting into trouble, as well. Once, in the centre of Milan, a guy was looking for a French speaking and I, as sly as a fox, started jumping up and down, raising my hands, screaming "Pick me! Pick me!" like Donkey with Shrek. He did. And told me a story leading to the obvious ending: "Please, could you give me 50 euros?". I gave him a fiver, he looked pretty upset by the lack of the zero, but at least I had managed to roll every single R explaining why my wallet was so slim.
Besides, France has good food and excellent wines, and French have the indisputable ability to turn shabby into chic. Or, at least, shabby chic. They have wonderful houses with high ceilings, huge windows and wooden floors. And tiles in bathrooms. They have fresh, butter, puffy croissants and boulangeries spreading the scent of fresh baked bread. They have Montmartre and the Vieux Lyon.
However, I'm glad to be here. I really am. Because I live close to one of the most beautiful cities in the world. I can go to Covent Garden or Camden Town whenever I want to. I have squirrels playing outside my kitchen window and hawks flying over my house. Swans and ducks and geese in every river, canal, pond or puddle in the neighbourhood. And above all I've finally improved my English, I finally can hold a conversation without stammering, I can hold job interviews, explain myself. Read a book with little need of the dictionary. Write decently.
Ok, here they drive on the wrong side of the street and I still feel like I'm on the wrong side of the Channel, but England's given me an opportunity of growth I needed. France can wait.
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Il fatto è che il mio francese è davvero buono e ho sempre raccolto un sacco di complimenti dai madrelingua. Anche nei momenti peggiori, anche quando sto male, riesco a garantire ottime prestazioni. Come nel 2007, in vacanza in barca a vela a Porquerolles con equipaggio francese. L'Ingegnere all'epoca non spiccicava una parola e nonostante le garanzie, solo una persona parlava almeno inglese. Morale: era fondamentale che facessi da interprete. Cosa non semplice già di per sé, se non è il tuo mestiere, figuriamoci quando sei impegnata a vomitare anche l'anima aggrappata alla sartia di poppa. Ma, ehi, ce l'ho fatta. E ho finalmente completa padronanza delle R - "È un po' come sputare", mi diceva sempre la mia amica Julia - che anche questa è una bella sfida.
Non posso dire proprio la stessa cosa del mio inglese, purtroppo. Anzi. Fino a un paio di anni fa, sventura vuole che qualcuno mi chiedesse indicazioni in inglese, cominciavo a balbettare pateticamente: "Go... ehm... stréit... ehm... dèn... ehm... raigt... ehm... sii... e big... palazzo... no, ehm, bilding, iès, bilding...". 10 minuti buoni per finire una frase, 30 secondi netti prima che il passante impietosito mormorasse un "Thanks, bye" e si desse alla fuga. Un caso da manuale di ansia da prestazione mescolata a una pronuncia indecente.
Tutt'altra musica quando incontravo qualcuno che parlava francese. Ecco che come un'indemoniata mi precipitavo sul malcapitato ansiosa di fornire indicazioni. Riuscendo naturalmente a cacciarmi anche in situazioni assurde. Del tipo che una volta, in pieno centro a Milano, becco un tizio che chiede ai passanti se qualcuno parla francese. Io, furba come una faina, comincio a saltellare e agitarmi, gridando "Scegli me! Scegli me!". Sembravo Ciuchino con Shrek. Un'invasata vera. Vengo presa in parola. E mi trovo ad ascoltare una storia lunghissima dal finale prevedibile: "Che, nonècchepperfavore mi omaggeresti di 50 euro?". Gliene ho date 5 e dalla faccia il tizio non era molto contento per l'assenza dello zero. Però, oh, vuoi mettere come ho arrotolato bene le R quando gli ho spiegato che purtroppo anche a venderlo il mio portafoglio non raggiungeva quella cifra?
Poi, be', diciamolo. La Francia ha ottimo cibo e vini eccellenti e i Francesi hanno un indiscutibile abilità nel trasformare lo shabby in chic. O male che vada in shabby chic. Hanno case meravigliose con soffitti alti, enormi finestre e pavimenti di legno. E le piastrelle (le piastrelle, signori!) in bagno. Hanno i croissant freschi, friabili e burrosi e le boulangerie che emanano profumo di pane caldo. Hanno Montmartre e il Vieux Lyon.
Però sono contenta di essere qui. Davvero. Perché vivo attaccata a una delle più belle città del mondo. Perché posso andare a Covent Garden o Camden Town quando voglio. Perché ho gli scoiattoli che giocano davanti alla finestra della mia cucina e i falchi che sorvolano lo spazio aereo sopra casa. Perché ci sono cigni e oche e anatre in qualsiasi fiume, canale, laghetto o pozzanghera dei paraggi. E soprattutto perché finalmente ho migliorato il mio inglese. Posso finalmente sostenere una conversazione senza balbettare, posso sostenere dignitosamente colloqui di lavoro. Leggere un libro senza dover consultare il dizionario, o quasi. Scrivere decentemente.
Ok, qui guidano dalla parte sbagliata della strada e io continuo un po' a sentirmi dal lato sbagliato della Manica, ma l'Inghilterra mi sta regalando un'opportunità di crescita di cui avevo bisogno. La Francia tutto sommato può aspettare.
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