lunedì 11 agosto 2014

Lost in translation



As I wrote a couple of months ago, if it had been completely up to me, I would have rather move to France. No offence Brits, but I relate better with French people. They have better food, better accommodations (again, no offence!), they are almost as bad organised as Italians (which is a lot of points for Britain, to be honest) but, most of all, my relationship with French has been 
thriving and flourishing for many years of deep happiness. Can't tell the same about English.
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Come scrissi qualche tempo fa, fosse dipeso esclusivamente dalla mia volontà mi sarei trasferita in Francia. Senza offesa per i Britannici, ma con i Francesi mi relaziono meglio. Hanno cibo migliore, case migliori (ancora, senza offesa, neh!), sono disorganizzati quasi quanto gli Italiani (e onestamente questa cosa fa guadagnare un sacco di punti agli Inglesi), ma soprattutto il mio rapporto con il francese è sempre stato florido e felice. Con l'inglese non è stata esattamente la stessa cosa.

The thing is... I graduated from high school having specialised in French, English and Spanish and, despite my Italian Literature major, I had an English exam at the university, too. And of course my English wasn't too bad, though when we went to the States in 2010 I faked understanding what local people said and had MyFairEngineer translate what the ranger guiding us through Ellis Island was explaining.
Basically, I wouldn't have starved to death if left alone in an English-speaking country, but my fluency stopped right there. 

So, when I first landed here, I was in that comfortable situation where people talk to you and your reaction is hold your head in your hands, squinting, sweating, holding your breath out of the effort to understand whether they're asking you about your mother or about Kant's Critique of Pure Reason. And then your head explodes. An healthy reaction, isn't it? And then there were more squinting, and sweating, and mumbling to give a - possibly - coherent answer. "Yeah, Kant is doing well, thank!".

Then, the major problem became speaking to people over the phone, attending job interviews, be confident and fluent that much I needed to get a job and not to struggle once among British colleagues. And again, more sweating, and squinting, and mumbling, and faking confidence and understanding. I've mastered giving answers like "I'm out of home, can't take notes, can you please send me an email" or "I can't hear you properly, could you repeat please?".

But, in the end, I can work with all British people, attend meetings, send emails and so on and I don't sweat, don't mumble, don't squint. Because finally, after almost a year, my relationship with English has hit a totally new level aka "how the hell do I make jokes in English?". There's nothing more frustrating than having the ready answer... in another language. So far, my attempts to translate the jokes coming into my mind have failed miserably, therefore... I shut up, I make big smiles and listen. And try not to be funny. Result: I appear way more serious and boring than I am, and I believe my colleagues think I'm as good a company as a goldfish in a bowl. On the bright side, there's still a lot of room for improvements. Besides, it could be worst. I could be the bowl!
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Il fatto è... mi sono diplomata in lingue - francese, inglese e spagnolo - e pur avendo poi studiato Lettere, ho fatto un esame di Inglese anche all'università. E quindi naturalmente non è che il mio inglese fosse troppo orribile, anche se quando siamo stati a New York nel 2010 fingevo di comprendere perfettamente quello che i locali dicevano, salvo farmi tradurre dall'Ingegnere quello che il ranger di Ellis Island spiegava durante la visita guidata perché non ci capivo una mazza.
In sostanza, se mi avessero mollato da sola in un paese anglofono non sarei morta di fame, ecco. Ma non è che si andasse molto più in là.

Così, quando alla fine sono arrivata qui, mi sono trovata in quella simpatica situazione in cui le persone ti parlano e per reazione tu ti prendi la testa tra le mani, strizzando gli occhi per la concentrazione, sudando e trattenendo il fiato nello sforzo di capire se ti stanno chiedendo come sta tua mamma o cosa pensi della Critica della Ragion Pura di Kant. E poi la tua testa esplode. Una reazione sana, direi. E poi ancora sudore e occhi strizzati e bofonchiamenti vari nel cercare di dare una risposta coerente. "Sì, grazie, Kant sta bene, ci ho parlato l'altro giorno..."

Poi, il problema principale è diventato parlare al telefono e fare colloqui di lavoro dimostrando un inglese fluente quanto bastava per trovare un lavoro senza suicidarsi dopo il primo giorno in un ufficio di soli Inglesi. E di nuovo, sudare, occhi strizzati per la concentrazione, tutta una serie di "ahm... ehm... mmm... mmm" che non aiutano per niente e lo sviluppo di una nuova skill: fare finta di capire perfettamente tutto e di essere padrona della situazione. A un certo punto ero diventata bravissima a prendere tempo al telefono dando risposte del tipo "non è che mi manda una mail che sono fuori e non posso prendere nota?" oppure "che, può ripetere che la linea è disturbata/c'è rumore/stanno ammazzando il vicino/ci sono gli alieni e non la sento bene?".

E, alla fine, ce l'ho fatta. Posso lavorare in mezzo agli Inglesi, partecipare alle riunioni, mandare email eccetera eccetera e non sudo, non balbetto, non mi faccio esplodere la testa per la concentrazione. Perché dopo quasi un anno il mio rapporto con l'inglese ha raggiunto tutta una nuova fase conosciuta anche come "come faccio a socializzare senza sembrare un pesce lesso?". Perché non c'è nulla di più frustrante di avere la risposta pronta... in un'altra lingua. Finora, i miei tentativi di tradurre in inglese le battute che mi venivano sono miseramente falliti e quindi ora... taccio, faccio grandi sorrisi e soprattutto ascolto. Rimando al mittente le uscite brillanti e sigillo la bocca, che se finora non ho creato casi diplomatici è stato puro culo. Certo, il risultato è che risulto molto più seria e noiosa di quello che sono in realtà e temo che i miei colleghi pensino che sia di buona compagnia quanto un pesce rosso in una boccia di vetro. Guardando il lato positivo, abbiamo ampi margini di miglioramento. E del resto, poteva anche andare peggio. Potevo essere la boccia di vetro!

1 commento:

  1. Devi trovare qualcuno col tuo stesso senso dell'umorismo e rubargli le battute, finché non impari come si fanno. O guardare film inglesi zeppi di humor.
    Ma sicuramente lo fai già.
    Insomma, per le risposte brillanti o divertenti, conta più che mai la regola: non pensare nella tua lingua, non cercare di tradurre. La battuta italiana la può sempre tenere per quando racconterai l'accaduto ad amici italiani ;)
    Io, quando mi viene in mente una battuta in italiano, ne approfitto per chiedere se in tedesco si può dire e per spiegare che in italiano sì, e quale sarebbe il gioco di parole: se riesco a far ridere anche con una spiegazione, sono un mostro di bravura. In fondo, indipendentemente dal livello del tuo inglese, non sei madrelingua, e le battute di spirito sono l'ultima cosa che si impara (dico io), no?
    Insomma, tutto, pur di non apparire più seria e noiosa!

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