Quello di cui, negli ultimi tempi, ho sentito molto la
mancanza sono gli stimoli.
Non mi lamento del mio lavoro – già averne uno, direte voi – e del resto è quello che volevo fare o quasi. Il fatto è che io non incarno
esattamente la giornalista d’inchiesta che svela le magagne dei politici e fa
interviste scomode, non ho informatori di cui proteggere l’identità né faccio
appostamenti alle tre di notte davanti alla casa del ministro di turno per
scoprire che di nascosto riceve capi della mafia russa.
No. Quello che faccio è senz’altro più semplice e, per
quanto bello e interessante, a volte un po’ ripetitivo. Non mi dà abbastanza stimoli. Si entra in redazione
alle 9, si esce alle 18, si va a casa, si cena e... ci abbatte sul divano
davanti alla televisione. Anche se magari non trasmettono nulla di interessante,
cioè quasi sempre.