No, non sono sparita, anche se sono passate più di due settimane dall'ultima volta che ho scritto qualcosa. Non sto a dilungarmi sul fatto che tra superlavoro e preparativi natalizi arrivavo alla sera troppo stanca per accendere il computer, in ogni caso eccomi di nuovo qua, a fare gli auguri a tutti voi che siete passati e passerete di qua, che vi siate mai palesati oppure no!
mercoledì 26 dicembre 2012
martedì 11 dicembre 2012
#leaveamessage: regala pensieri positivi!
Ho appena compilato il modulo online per pagare l'F24 della seconda rata dell'Imu, quindi non sono particolarmente carica di pensieri positivi, tuttavia... siamo nelle vicinanze del Natale, forse uno dei più malinconici e magri e grigi degli ultimi anni - sigh! - e quindi i pensieri positivi sono più che mai indispensabili!
Così, ci tenevo a segnalarvi la seconda edizione di un'iniziativa un po' speciale, un'idea originale di Chiara alias Wonderland, colei che anima il blog Ma Che Davvero? Venerdì 14 dicembre torna #leaveamessage, un'intera giornata in cui disseminare in giro per la vostra città, sulle panchine, i parabrezza delle auto, i sedili degli autobus, tanti bigliettini contenenti pensieri positivi che, cito Chiara, "ci invitano a riscoprire i piccoli piaceri della vita o a trovare il coraggio per inseguire la felicità".
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sabato 8 dicembre 2012
I'm dreaming of a white Christmas?
A Milano è arrivata la prima neve. Un spruzzata, a ben guardare, ma ieri pomeriggio sembrava non volesse mai smettere, con quei fiocchi che danzavano vorticosamente, imbiancando piano piano le cime degli alberi ormai quasi completamente spogli. Questa qua sotto è la mia maggiorana stamattina, quando insieme al sole è arrivato anche un gelo polare.
martedì 4 dicembre 2012
La donna della domenica Ovvero la mia prima volta con Fruttero e Lucentini
E finalmente dopo un incredibile e colpevole ritardo, come
strenna natalizia anticipata arriva la recensione, che avevo promesso qui
e qui. E che sembra ormai fuori stagione, come un microbikini in valigia per andare a passare il capodanno sulle Alpi, ma che ci volete fare... mi ero intestardita
a scriverla, quindi eccovela!
Se di lavoro si muore
In realtà stavo preparando un altro post per oggi. Solo che
ieri sera, guardando Gramellini a Che tempo che fa, ho sentito per la prima
volta parlare di Isabella Viola e della sua storia, passata un po’ in sordina
sui giornali e i quotidiani nazionali. Questa donna aveva più o meno la mia
età. Ed è letteralmente morta di fatica. Nel 2012. In Italia. Non in Africa,
non nel terzo mondo. È morta di fatica in un paese che fa parte del G8, che
nonostante spread, triple A che vengono messe e tolte come cappotti, un Pil
terrificante e un sacco di problemi, rappresenta comunque una delle principali
economie mondiali.
sabato 1 dicembre 2012
Il blog si veste di...
Poche righe per illustrare la sorpresa annunciata qualche post fa e che potete vedere qua intorno: oggi è il primo dicembre, i bambini aprono la prima casellina del calendario dell'Avvento e quindi ho deciso di vestire il blog di Natale.
Come ho scritto nella bio qui accanto, questo spazio rappresenta per me una sorta di laboratorio, un luogo dove sperimentare, mostrare e mettere in ordine tutto quello che mi piace fare, dalla scrittura, alla lettura, dalla fotografia alla cucina, fino alla grafica. Già da tempo pasticciavo con Photoshop, ultimamente ho iniziato a pastrugnare anche Illustrator, Natale si stava avvicinando così qualche settimana fa ho provato a realizzare header e sfondo tematici per addobbare il blog. Siccome il risultato mi ha particolarmente soddisfatto, lo condivido con voi, e spero vi piaccia come piace a me :-)
Come ho scritto nella bio qui accanto, questo spazio rappresenta per me una sorta di laboratorio, un luogo dove sperimentare, mostrare e mettere in ordine tutto quello che mi piace fare, dalla scrittura, alla lettura, dalla fotografia alla cucina, fino alla grafica. Già da tempo pasticciavo con Photoshop, ultimamente ho iniziato a pastrugnare anche Illustrator, Natale si stava avvicinando così qualche settimana fa ho provato a realizzare header e sfondo tematici per addobbare il blog. Siccome il risultato mi ha particolarmente soddisfatto, lo condivido con voi, e spero vi piaccia come piace a me :-)
lunedì 26 novembre 2012
Niente lacrime per la signorina Olga
Il mio sogno nel cassetto (uno dei tanti) sarebbe diventare autrice di
gialli di successo. O meglio. Diventare un'autrice di gialli sarebbe già un ottimo punto di partenza. Al successo ci pensiamo poi. Quindi, in attesa di trovare l’idea geniale per scrivere la mia personale
detective story, divoro quelle altrui. Il problema è che
avendone ormai lette moltissime sono diventata di gusti difficili e piuttosto
criticona per quanto riguarda gli intrecci. Come se non bastasse, un po’ per
dote naturale, un po’ per deformazione professionale, sono un “cane da tartufo”
per refusi e, soprattutto, incongruenze, errori di stesura, contraddizioni nel
testo. E quando ne trovo, soffro.
Ma quel personaggio, in quel momento, non c'era e adesso invece si racconta che era presente. Frenetico rumore di pagine sfogliate per guardare qualche passo prima. Sarò io che non ricordo? Avrò letto male? Mi sono distratta?
Non ero attenta? No. C’è l’errore nel libro. Nero su bianco.
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domenica 25 novembre 2012
Aggiornamenti
In realtà stavo preparando una recensione all'ultimo libro letto (senza contare che ne ho indietro anche un'altra, promessa tempo fa e che giuro, giuro arriverà) ma non ho ancora finito di scriverla e ho bisogno di rileggerla a mente fredda. Adesso non riesco più a mettere insieme le parole nel modo giusto così, citando Rossella O'Hara, ci penserò domani.
Stasera sono sola soletta, con il portatile sulle gambe a scrivere, navigare e guardare le puntate della nona stagione di Grey's Anatomy (sì, quella che stanno trasmettendo adesso negli Usa. in inglese. senza sottotitoli. una faticaccia) gentilmente offerte dall'amica e collega S, pusher di fiducia di materiale scaricato dal web.
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mercoledì 21 novembre 2012
Di mercatini, discariche e teatri
Come scritto qualche post fa, a ottobre l’Ing e io abbiamo
imbiancato casa e rivisto la disposizione di alcuni mobili. Il che ha
comportato naturalmente lo svuotamento dei suddetti mobili, per riuscire a
spostarli, e di conseguenza una delle mie attività preferite: l’eliminazione di
quello che non serve più.
Ora. Io sono una che tende a non buttare via niente perché mi affeziono, per di più non mi piace buttare via cose che magari sono ancora
sane solo perché non mi servono o non mi piacciono. Solo che non sapendo a chi darle, finisce che
rimangono per mesi, magari anni, in cantina o in box. Così finalmente sabato mi
sono decisa e ho cominciato a portare parte di queste cose a un mercatino
dell’usato dove magari troveranno qualcuno a cui servono davvero. E mentre
giravo per gli scaffali di questo mercatino, ammirando servizi di piatti e
bicchieri, completi da uomo, orologi a cucù, passeggini e seggiolini per auto,
giocattoli e sedie e sgabelli e tavolini, riflettevo che ci circondiamo
veramente di un sacco di oggetti. Ma davvero tanti, tantissimi. Troppi. Cose
che magari compriamo per impulso, o che ci regalano perché determinate
occasioni impongono che si debba fare un regalo, e che però non useremo mai.
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martedì 13 novembre 2012
La ricetta del lunedì (pubblicata di martedì)
Che poi sarebbe la ricetta della domenica, a voler essere del tutto sinceri, che è l’unico giorno in cui ho più tempo per cucinare e soprattutto in cui riesco a fare le foto ai piatti usando la luce naturale. Solo che per scrivere post e fare un minimo di postproduzione con photoshop ci vuole il suo tempo e avevo quindi deciso che l’avrei pubblicata di lunedì, inaugurando quella che vorrei diventasse una rubrica fissa. Peccato che nemmeno lunedì sia riuscita nell'intento, dato che tra lavoro, corso d’inglese serale, cena e non più rimandabili opere di restauro (“È una scena devastante”, è stato il commento dell’Ing quando, sbirciando in camera da letto, mi ha trovato con la mano destra che guidava il silkepil su una gamba e la sinistra che reggeva questo libro) la serata è volata.
Insomma, alla fine la ricetta la pubblico di martedì. Il
piatto è il più classico dei classici e uno dei miei preferiti, il risotto ai
funghi porcini. Mi rendo conto che il web è pieno di ricette come questa e sono
praticamente certa del fatto che la mia non aggiungerà nulla di nuovo, tuttavia
ci tengo a condividerla, un po’ perché per me è davvero una specie di comfort food, un po' perché sono particolarmente soddisfatta del
risultato ottenuto e un po’ perché mi piace come l’ho impiattato, con il
coppapasta, come fossi una cuoca professionista :-)
lunedì 5 novembre 2012
Se un giorno, d'autunno...
Quando ho aperto il blog, pensavo che mi sarebbe piaciuto riempirlo di racconti e appunti e foto di viaggio, resoconti da condividere ogni volta fossi andata da qualche parte. E non è stato un caso, dunque, che abbia così inaugurato questo spazio web. Poi però, tra vicissitudini lavorative e familiari, viaggi progettati e poi dovuti annullare, altri post di questo tipo non ce ne sono più stati. Così non vedevo l’ora di raccontare di quest’ultimo fine settimana alla scoperta della Strada del Vino Colli del Trasimeno.
Dell’Umbria,
finora, avevo visto solo Perugia, Assisi,
Orvieto e Gubbio, mentre la zona del lago non la conoscevo per niente.
Sono davvero felice di aver colmato la lacuna. Ho riscoperto i colori
dell’autunno nei vigneti
già vendemmiati, con le foglie di vite che cominciano a colorarsi di
rosso. Mi
sono riempita le narici del profumo del mosto e di quello delle foglie
bagnate
dalla pioggia, dell’aroma dei caminetti accesi dentro i casali di
pietra,
dell’olio d’oliva e del freddo. Perché anche il freddo ha un suo odore.
sabato 27 ottobre 2012
Una confessione... e un tutorial
La verità è che io avrei voluto fare la ballerina e calcare le scene teatrali. Da piccola avevo anche un bel libro, che si intitolava "Fiabe e Balletti", con le immagini in bianco e nero della Fracci e di Nureyev che interpretavano La Bella Addormentata e Cenerentola. E la cosa che desideravo di più era mettere un tutù rosa e le scarpette. Poi, be', l'immaturità di bambina (come sanno essere noiose le lezioni di classica per le seienni) mi ha fatto smettere presto e ricominciare da adolescente con il moderno. Non sarei mai diventata la Fracci ed essendo cresciuta in una famiglia molto concreta ho intuito che difficilmente avrei potuto mangiare con la danza. Però non ho mai smesso di studiarla. Anzi, crescendo ho cominciato ad apprezzare le lezioni di classica, ho studiato contemporanea, ho aggiunto il tip tap e continuo a dedicare almeno due serate della mia già piena settimana a scaldamuscoli e scarpette. E qualche volta in teatro ci finisco davvero, sempre per spettacoli amatoriali e autoprodotti, e ogni volta mi diverto tantissimo. Arrivare presto per le prove, organizzare i camerini (più spesso i corridoi) per cambiarsi, dividere uno specchio con altre tre persone per truccarsi, seguire l’organizzazione, appendere scalette nel backstage. E alla fine di tutto rimettere a posto i costumi, spegnere luci, andare via per ultima, o quasi. Insomma, è la mia dimensione.
Comunque, questo per dire che qualche tempo fa dovevo prepararmi un costume per un balletto ispirato al mondo del burlesque, per il quale mi serviva un’acconciatura un po’ originale e, soprattutto, veloce dato che avevo cambi molto ravvicinati. Così, visto che il tema ultimamente è piuttosto di moda, ho girato un po’ di negozi alla ricerca di qualche accessorio adatto e ho trovato uno splendido cerchietto con applicato un minicilindro nero con veletta. Praticamente perfetto! Peccato che il prezzo di 40 (QUA-RAN-TA!) euro fosse “leggermente” sopra il budget che mi ero prefissata. Così, pensa che ti ripensa, ho deciso che avrei fatto da me, con un cerchietto di plastica preso al supermercato e materiali di recupero. E questo è il risultato :-)
Comunque, questo per dire che qualche tempo fa dovevo prepararmi un costume per un balletto ispirato al mondo del burlesque, per il quale mi serviva un’acconciatura un po’ originale e, soprattutto, veloce dato che avevo cambi molto ravvicinati. Così, visto che il tema ultimamente è piuttosto di moda, ho girato un po’ di negozi alla ricerca di qualche accessorio adatto e ho trovato uno splendido cerchietto con applicato un minicilindro nero con veletta. Praticamente perfetto! Peccato che il prezzo di 40 (QUA-RAN-TA!) euro fosse “leggermente” sopra il budget che mi ero prefissata. Così, pensa che ti ripensa, ho deciso che avrei fatto da me, con un cerchietto di plastica preso al supermercato e materiali di recupero. E questo è il risultato :-)
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venerdì 26 ottobre 2012
Una ricettina per far sapere che ci sono ancora
Allora, la casa è finalmente imbiancata e, anche se siamo ancora in alto mare dal punto di vista del riordino post tinteggiatura e cambio disposizione dei mobili, sono molto molto orgogliosa del risultato. Soprattutto dello splendido azzurro con cui abbiamo tinteggiato una parete della camera da letto. Comunque. Non mi sono dimenticata i due post che avevo promesso, anzi, il tutorial è quasi pronto, ma nell'attesa ne approfitto per proporre una ricetta fatta qualche tempo fa, per colpa di una spesa sbagliata, e che mi aveva dato grandissima soddisfazione :-)
Il fatto è che avevo comprato mezzo chilo di prugne
nere, di quelle piccole, a forma di ovetto, grandi come un nocciolo di
pesca. Purtroppo, pur essendo già
molto mature al tatto, non lo erano per nulla al gusto. Non erano "cattive", ma alla fine restavano lì, non veniva voglia di mangiarle. Siccome sono moralmente contraria agli sprechi, soprattutto di cibo, quelle
prugnette antipatiche in frigo le dovevo smaltire, prima che
ammuffissero e magari mi rovinassero l'altra frutta. Così, fatte un po' di ricerche in internet, ho trovato questa ricetta sul CavolettodiBruxelles che subito mi ha ispirato, anche se...
Il problema è che l’originale cavolettiano prevedrebbe grappa e cannella nell’impasto, ma a me in casa mancava la prima e la seconda la detesto. Visceralmente. Così, ecco la ricetta “à ma manière”:
venerdì 12 ottobre 2012
Lavori in corso
Avevo in mente almeno due post da scrivere in questi giorni.
Uno è la recensione dell’ultimo romanzo che ho letto, l’altro un mini tutorial
su come realizzare... sorpresa! Diciamo che potrebbe essere utile per chi ha in
programma di partecipare a qualche festa in maschera per Hallowe’en* ;-)
In ogni caso, i post sono tutti nella mia testa, ma non hanno
ancora trovato la strada verso la tastiera. Il problema è che, causa una non più
rimandabile imbiancatura dei muri di casa, ho passato le ultime serate a tirare
giù libri, eliminare l’eliminabile e preparare lo spazio di lavoro. Il
risultato è che il nostro appartamento sembra un campo di battaglia, mi stanno tornando gli
incubi di quando l’Ing e io facemmo il trasloco - e per mesi restammo senza
allacciamento del gas e con tutta la nostra esistenza chiusa tra box e cantina -
e soprattutto devo trovare il modo, e il mezzo, per andare all’Ikea a comprare
alcune cose necessarie, visto che cambieremo la disposizione dei mobili.
E... niente, questo per dire che, contrariamente ai
tentativi falliti del passato, non sto lasciando morire prematuramente questo
blog. Anzi, conto di riuscire a diventare più costante. Solo che, prima, c’ho da
imbiancare! Insomma, stay tuned ;-)
* ho deciso di scriverlo come fa JK Rowling, ormai entrata
di diritto nell’olimpo dei miei scrittori preferiti (ve ne parlerò, prima o poi...)
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venerdì 28 settembre 2012
Quel curioso concetto che si chiama libertà...
Non so. La levata di scudi della stragrande maggioranza dei
direttori e giornalisti di punta italiani in difesa di Sallusti un po’ mi
preoccupa e mi spaventa. Come se in pericolo ci fosse davvero la libertà di
opinione e di stampa e il direttore del Giornale fosse l’agnello sacrificale che
emenderà questa Italia dal regime totalitario della magistratura rossa.
Personalmente credo che se l’Italia si trova attualmente al
61° posto della classifica di Reporter Senza Frontiere – preceduta da numerosi
stati sudamericani, asiatici e africani tra cui la Corea del Sud e la Nigeria –
la colpa vada ricercata altrove. E certo la libertà di stampa non si misura con
la possibilità di diffamare. Perché, alla fine, di questo si tratta. Le
condanne in primo e secondo grado, confermate dalla Cassazione, non sanzionano
certo lo stile, il taglio e certe opinioni iperoscurantisti, ultracattolici e
vagamente veterofascisti di cui il pezzo a firma Dreyfus (e la scelta dello
pseudonimo è quantomeno discutibile) è abilmente infarcito.
La magistratura ha
rilevato che, semplicemente, in quell’articolo sono stati raccontati fatti non veri, anzi smaccatamente falsi. Che non sono, poi, mai stati rettificati dal
quotidiano. Poco importa che, con un grandioso coup de théatre e al riparo della sua carica da parlamentare, Renato Farina abbia infine confessato di essere lui l'autore dell'articolo.
Il direttore è e rimane “responsabile”. Fa parte del suo ruolo,
è scritto sul colophon. Rientra nello stipendio, profumatissimo, che percepisce.
Il direttore detta la politica editoriale. Controlla che i suoi giornalisti si
attengano a questa linea. Che rispettino la deontologia professionale. E che
quindi, magari, verifichino le notizie prima di darle in pasto alle rotative.
Sallusti ha accettato di pubblicare una vera porcata. E ne è responsabile. E ne
deve comunque rendere conto. E pagare.
Si può discutere sull’opportunità o meno di mandare
in carcere chi si macchia del reato di diffamazione, preferendo multe, ammende, lavori forzati o socialmente utili. Ma resta intatta la
responsabilità di chi ha “sbattuto il mostro in prima pagina” senza verificare
che esistesse davvero. E questo con la libertà di stampa e di opinione ha ben
poco a che vedere.
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mercoledì 26 settembre 2012
Come ti risolvo il pranzo quando nel frigorifero c'è l'eco
“Ehi, Ing, che ne dici se faccio il risotto per pranzo?”
“Sì, fantastico, ottima idea! Come lo fai?”
“...”
Ok. Il buon senso suggerirebbe di non proporre per pranzo un
piatto se non si è certi di avere a disposizione gli ingredienti base, e nella
fattispecie avevo il frigo praticamente vuoto, no zafferano, no funghi secchi,
no carciofi, no radicchio, pesce e frutti di mare neanche a parlarne, insomma, niente
di quanto normalmente si usa per fare un risotto come si deve. Fortunatamente mi era rimasta in fresco una bottiglia di spumante ancora intatta, avanzo del pranzo di
compleanno dell’Ing. E sul balcone il rosmarino era, è, ancora miracolosamente vivo.
Insomma, la soluzione è stata fare il risotto al rosmarino e Prosecco... senza
il Prosecco.
venerdì 31 agosto 2012
Aspettando settembre
Quello di cui, negli ultimi tempi, ho sentito molto la
mancanza sono gli stimoli.
Non mi lamento del mio lavoro – già averne uno, direte voi – e del resto è quello che volevo fare o quasi. Il fatto è che io non incarno
esattamente la giornalista d’inchiesta che svela le magagne dei politici e fa
interviste scomode, non ho informatori di cui proteggere l’identità né faccio
appostamenti alle tre di notte davanti alla casa del ministro di turno per
scoprire che di nascosto riceve capi della mafia russa.
No. Quello che faccio è senz’altro più semplice e, per
quanto bello e interessante, a volte un po’ ripetitivo. Non mi dà abbastanza stimoli. Si entra in redazione
alle 9, si esce alle 18, si va a casa, si cena e... ci abbatte sul divano
davanti alla televisione. Anche se magari non trasmettono nulla di interessante,
cioè quasi sempre.
domenica 5 agosto 2012
giovedì 2 agosto 2012
Summer time
Per me il momento in cui si tirano le somme, si chiudono
bilanci e ci si apre alle novità è l’estate, certo non il 31 dicembre. Perché a
giugno e luglio ci sono gli esami, chiudono le scuole, terminano i corsi di
palestre e altre attività che ci tengono impegnati da settembre, si esce dalla
routine in modo graduale e per un periodo più lungo rispetto agli effettivi
giorni di ferie che si hanno. È uno stacco reale, percepibile, dopo il quale
qualunque cosa ti aspetti è comunque nuova, anche senza esserlo davvero.
Il fatto è che in questi giorni sono decisamente arrivata al
livello di saturazione di un anno davvero denso, in cui ho fatto moltissime
cose. E adesso che sto vedendo avvicinarsi le ferie, mi rendo conto di tutta la
stanchezza accumulata in 12 mesi. In ogni caso sono contenta. Non come se mi
aspettasse il viaggio per le capitali del Nord che avevamo progettato e a cui
abbiamo dovuto, al momento, rinunciare, ma sono contenta.
Sono contenta perché è comunque il periodo del riposo e dell’uscita
dalla routine. E della possibilità di fare nuovi progetti. E questo è sempre
entusiasmante.
giovedì 12 luglio 2012
La nevrosi del vicino è sempre più verde
Quando l’Ing e io abitavamo a Precotto, prima di approdare
qui a Pleasantville, condividevamo il pianerottolo con il vicino V.
Il vicino V era un personaggio strano. Dormiva di giorno, non si alzava mai prima delle sei di sera e poi restava sveglio praticamente tutta la notte. Viveva da solo, ogni tanto passava a trovarlo la madre e da casa non usciva praticamente mai. La leggenda vuole che fosse caduto in depressione quando, dopo lo scudetto del 1989, l’Inter cominciò la sua lunga stagione perdente, ma si tratta di voci di pianerottolo mai confermate.
Il vicino V era un personaggio strano. Dormiva di giorno, non si alzava mai prima delle sei di sera e poi restava sveglio praticamente tutta la notte. Viveva da solo, ogni tanto passava a trovarlo la madre e da casa non usciva praticamente mai. La leggenda vuole che fosse caduto in depressione quando, dopo lo scudetto del 1989, l’Inter cominciò la sua lunga stagione perdente, ma si tratta di voci di pianerottolo mai confermate.
Comunque, dicevo... non usciva quasi mai ma ogni tanto era
costretto e quindi apriva la porta di casa, scavalcava lo zerbino e chiudeva a
chiave. La prima volta che lo sentii uscire fece talmente tanto rumore che
corsi a vedere allo spioncino cosa succedeva. Mi si presentò questa scena: un
tipo allucinato, bianco come un cadavere, con indosso una tuta di colore
improbabile, un vecchio giaccone, una sciarpa di pile colorata e un cappello a
cloche da pescatore che chiudeva otto – 8!!! – serrature, benediva la porta
blindata con un segno di croce, le lanciava un bacio e scendeva le scale. Un.
Vero. Pazzo.
Ovviamente dopo quell'episodio, ogni volta che sentivo scattare la prima delle 8 serrature andavo perfidamente a godermi lo spettacolo.
Ovviamente dopo quell'episodio, ogni volta che sentivo scattare la prima delle 8 serrature andavo perfidamente a godermi lo spettacolo.
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mercoledì 20 giugno 2012
Un pranzo a metro zero
Il fatto è che la farfallina africana, ‘cidenti a lei, mi
faceva fuori tutti i gerani. Così siamo passati alle surfine... oh, le surfinie... peccato che per farle diventare belle e rigogliose bisogna dedicarci molto più tempo di quello che una trentenne milanese e lavoratrice ha normalmente a disposizione.
Così, quest'anno, di comune accordo con l’Ing (“Guarda che io ero di questa idea fin dall’inizio”.
“Lo so, ma io volevo il balcone come quelli del Trentino. Ora ho scoperto che non sono capace”) si è deciso per il mini orto da fioriera. Diamo quindi il benvenuto a basilico e insalata accanto alla vecchia erba cipollina,
unica superstite di quattro anni di sperimentazioni botaniche sostanzialmente
fallite.
Grande soddisfazione! Anche perché a differenza delle poco
collaborative surfinie, queste piante crescono a vista d’occhio e soprattutto
hanno anche una loro utilità: se magnano. E come direbbe la mia amica D, che è
molto più avanti di me visto che sul suo balcone ha anche pomodori, melanzane e
zucchine, il primo raccolto non si scorda mai!
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giovedì 31 maggio 2012
J, sgarruppata e felice
N è italiana, vive a Milano, ha un diploma di liceo
e qualche esame all’università. Ha un lavoro da colletto bianco in
una grandissima azienda, un contratto di quelli che fanno invidia e uno stipendio
niente male.
J è francese, vive a Lione, non ha grandi studi alle spalle,
niente maturità (o Bac, come lo chiamano lì), solo un diplomino professionale
per lavorare come “vendeuse”. Che è poi un modo più elegante di dire commessa.
Lavora in un negozio di scarpe e il suo stipendio quasi non supera i mille
euro.
N è sposata. Anche suo marito lavora in una grande azienda, ottima posizione e ottimo stipendio. Hanno ottenuto facilmente un mutuo agevolato per comprare casa e ora abitano in
un bel palazzo di un quartiere signorile.
J convive. Il suo compagno lavorava per un’agenzia che
svolgeva indagini di mercato e interviste ai passanti. Ma l’agenzia ha chiuso e
lui ha perso il lavoro. E in questo momento prende solo il sussidio di
disoccupazione. Abitano in affitto, in un quartiere popolare, pieno di
immigrati, in cui i negozi sono tutti di proprietà di arabi e indiani, a volte
cinesi.
N ha due figli piccoli, belli e sani. Ha trovato posto per iscriverli al nido comunale così non deve stare a casa dal lavoro.
Ogni tanto prende e parte con loro per qualche giorno. A volte al mare, a volte
in montagna, così riesce a far cambiare loro aria. Le ferie non sono un
problema.
mercoledì 18 aprile 2012
Non pulite questo sangue
In una notte di luglio di 11 anni fa la democrazia è stata
brutalmente sospesa. 93 persone sono state massacrate dalle forze dell’ordine all’interno
della scuola Diaz di Genova in un episodio che un vicequestore al comando di
uno dei reparti del blitz definì “macelleria messicana”. Di quelle 93 persone,
chi non ebbe la “fortuna” di riportare lesioni così gravi da dover essere
trattenuto in ospedale, venne arrestato e condotto nella caserma di Bolzaneto
dove si consumarono ulteriori abusi e umiliazioni. Il tutto "giustificato" da prove che le indagini e i successivi processi hanno dimostrato essere false, fabbricate ad arte. L’esito giudiziario di questa
vicenda è stata la condanna di una parte degli agenti che parteciparono al
blitz nella scuola, nonché la condanna di poliziotti, guardie, medici e infermieri in forza a Bolzaneto. Condanne lievi, cui sono seguiti ricorsi che probabilmente si concluderanno con la prescrizione dei vari reati commessi. I 93 della Diaz, sospettati di
appartenere al blocco nero e per questo arrestati, sono stati invece prosciolti da ogni accusa.
Di questa "morte accidentale della democrazia" esistono poche, quasi nessuna documentazione foto o video. Ci sono
testimonianze e articoli e libri (come questo), ci sono stati documentari e servizi tv
e speciali che hanno ricostruito quello che accadde in nelle convulse giornate del G8, durante gli scontri di piazza. E da venerdì scorso è nei cinema questo film, che per immagini ricostruisce quanto avvenne all'interno della Diaz e di Bolzaneto.
Non ho le parole per commentare in modo equilibrato un episodio di inaudita violenza che è uscito troppo rapidamente dalle coscienze. Un
episodio su cui si sono andati a sedimentare altri casi (Aldrovandi, Cucchi, Uva, Bianzino...),
anche questi quasi ignorati e troppo presto dimenticati dall'opinione pubblica. Ma soprattutto sui quali la magistratura non ha saputo dare risposte soddisfacenti e le poche date sono state il frutto della perseveranza e testardaggine delle vittime o dei loro parenti.
Si tratta di vicende che meritano di continuare a stare sotto i riflettori, che se ne continui a parlare e, soprattutto, che si continui a chiedere a gran voce agli organi competenti giustizia vera. Non solo per le vittime di queste violenze, ma anche per se stessi. Perché se si finisce nelle mani dello Stato, colpevoli o innocenti, non si può mai, e in nessun modo, perdere il diritto al rispetto della propria persona, alla salvaguardia del proprio corpo e della propria salute. E soprattutto alla dignità umana.
Si tratta di vicende che meritano di continuare a stare sotto i riflettori, che se ne continui a parlare e, soprattutto, che si continui a chiedere a gran voce agli organi competenti giustizia vera. Non solo per le vittime di queste violenze, ma anche per se stessi. Perché se si finisce nelle mani dello Stato, colpevoli o innocenti, non si può mai, e in nessun modo, perdere il diritto al rispetto della propria persona, alla salvaguardia del proprio corpo e della propria salute. E soprattutto alla dignità umana.
lunedì 2 aprile 2012
Vernazza e le altre
E poi ci sono quei viaggi che fai e gli altri più di tanto non capiscono il perché. Come andare alle Cinque Terre in bassissima stagione. E a pochi mesi dall'alluvione che ha spazzato via Vernazza e Monterosso. E non sai esattamente quel che troverarai. E un po' il timore di essere inopportuno ti viene. E però si parte lo stesso.
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